Imborgia: «Parma, Donadoni non è in discussione. Un ritorno? Vi dico che...» - Calcio News 24
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Imborgia: «Parma, Donadoni non è in discussione. Un ritorno? Vi dico che…»

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L’ex responsabile del mercato del Parma analizza il momento dei ragazzi di mister Donadoni

La sconfitta maturata ieri a Bergamo relega il Parma in fondo alla classifica. Una squadra capace solo qualche mese fa di conquistare la qualificazione in Europa League (poi revocata per le note vicende) si trova ad affrontare una situazione piuttosto difficile. Per analizzare il momento dei ducali la redazione di Calcionews24.com ha contattato l’ex responsabile del mercato gialloblu, Antonino Imborgia.

Lei ha conosciuto dal di dentro il mondo Parma, come si spiega questo momento difficile?
«È inutile negare che ci sia da riflettere. È un momento di grande difficoltà. Sei sconfitte su sette sono un campanello d’allarme che però va spiegato in tante maniere. Nessuno si aspettava una classifica del genere, come nessuno poteva pronosticare una serie di infortuni così grande e pesante. Quando ti vengono a mancare giocatori come Biabiany, Cassani e Paletta, inizi a incontrare delle normali difficoltà. Ciò non toglie che il Parma deve provare a fare di più di quanto fatto fino ad ora. Evidentemente ci sono della causualità che oggi ti dicono male mentre l’anno scorso ti hanno permesso di fare diciassette risultati utili consecutivi. Penso agli episodi negativi in cui sono caduti due giocatori di grande importanza ed esperienza come Lucarelli e Mirante; senza quegli errori potevi avere due punti in più. Conosco l’ambiente, avendoci lavorato fino a gennaio scorso, e sono convinto che con l’apporto di tutti si possa venire fuori da questa cosa perché le responsabilità sono di tutti».

Quindi lei non metterebbe in discussione Donadoni?
«Assolutamente no, altrimenti dovresti mettere in discussione tutti. Sei sconfitte su sette non sono arrivate per colpa sua. Le responsabilità vanno divise tra tutte le componenti: dai giocatori alla dirigenza, pessando per il Presidente e  tutto l’ambiente. Li conosco, so che faranno gruppo e si ricompatteranno. Quella squadra ha uno zoccolo duro importante, fatto di uomini veri. Troveranno la soluzione per venirne fuori e Leonardi sarà già al lavoro per farlo nel minor tempo possibile. Donadoni non ha grandi responsabilità: è un grande uomo e un ottimo allenatore, ma deve far cambiare marcia alla squadra».

Pensa che nel caso dei giocatori più esperti come Lucarelli e Mirante abbiano pagato la delusione per la mancata Europa League, conquistata sul campo?
«Quello è un capitolo che va chiuso, o che andava chiuso per lo meno. Non conosco bene i motivi che hanno portato a quella decisione, se ci sia stato un dolo del Parma, perché io in quel momento non c’ero già più in società. Ho letto quello che veniva pubblicato dai giornali, ma non posso pensare che ci siano ancora delle scorie: ne è passato di tempo e il calcio non aspetta. Quella qualificazione l’avevano conquistata sul campo, grazie a quel gruppo fantastico che c’era e c’è a Parma».

Passando all’organico, crede che al netto delle assenze sia da zone calde della classifica?
«Io credo di no: in estate non sono stati fatti degli errori a mio avviso. Leonardi ha lavorato bene ma ci sono delle difficoltà ogettive di alcuni giocatori, Belfodil in primis. Ha delle qualità evidenti, ma sta vivendo un periodo molto particolare. Non dimentichiamo le assenze in difesa, giocatori come Cassani e Paletta sono tanta roba. Con una difesa del genere e un campione come Cassano in attacco questa squadra non avrebbe nessuna fatica a salvarsi, anzi. In attacco manca poi un giocatore come Biabiany. Sono tante le difficoltà arrivate anche dagli infortunati che sono tutti giocatori fondamentali».

Ritiene che il suo addio abbia portato delle difficoltà in seno al Parma?
«Non credo. Ho letto anche io delle considerazioni simili che possono far piacere, ma non penso che il mio addio possa aver portato della negatività, anche perché era arrivato il momento di andare via dopo tre anni. Era cambiato qualcosa nell’ultimo anno: non godevo della stessa considerazione che mi era stata data in precedenza. Io sono abituato a lavorare molto, non servivo i piatti a Collecchio, insomma… Voglio precisare che è stato un addio senza sbattere la porta: non ho litigato con nessuno. Prima mi si chiedevano delle cose, poi non sono state più prese in considerazione. Il rapporto con Pietro Leonardi non si è deteriorato, sono stato chiamato da lui al Parma. Credo che qualcosa di buono l’ho fatto: sono sempre stato abituato a fare il numero uno e a lavorare in prima persona, ma ho preso questa avventura come uno stimolo. Non c’erano più certe prerogative e ho deciso di andare via. Come vedete, non lavoro in un’altra squadra motivo per il quale non sono andato via per cercare gloria da un’altra parte».

Lei si occupava anche del Nova Gorica, società satellite del Parma.
«Sì, ero stato incaricato di seguire da vicino la società slovena. Fino al giovedì ero a Parma, poi partivo per la Slovenia e tornavo il sabato per seguire il Parma».

Tornerebbe in futuro al Parma?
«Non credo che si siano i presupposti. Lì tutto è rimasto com’era, solo io sono andato via. Il rapporto con la proprietà è rimasto ottimo, se mi richiamassero non direi di no, ma credo che sia impossibile. Nella vita mai dire mai, ne sono convinto, anche se credo che sia oggettivamente un’ipotesi molto remota. Faccio una considerazione: mi ha chiamato Leonardi la prima volta, mi dovrebbe richiamare lui e non credo sia una situazione possibile. Nella vita si fanno delle scelte, io ho fatto la mia. Non credo che si possa mai sfaldare il rapporto che c’è tra il Presidente e Leonardi, che a Parma ha fatto cose incredibili. Pietro se va via lo fa per scelta sua, il Presidente non lo manderebbe mai via. Ripeto, voglio chiarire che non c’è mai stato nessuno problema tra noi, anzi. Vi dico anche che sono sicuro che facendo gruppo, come loro sanno fare bene, riusciranno a venire fuori da questo momento. Ci sono molti organici in A inferiori a quelli del Parma…»

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