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Juventus, tutto Marotta: «Mercato, Roma, Conte…»

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A ruota libera l’a.d. bianconero, che ha affrontato tutti i temi “caldi”

CALCIOMERCATO JUVENTUS MAROTTA – A ruota libera Beppe Marotta nell’intervista rilasciata a Tuttosport: l’amministratore delegato della Juventus ha affrontato molti temi, alcuni dei quali anche piuttosto delicati, relativi al mondo bianconero. Partendo dagli aspetti che riguardano il calcio giocato e, quindi, il cammino intrapreso dalla squadra di Massimiliano Allegri, Marotta si è detto un po’ sorpreso dai risultati, perché si sarebbe aspettato qualche difficoltà in più per via del cambio di allenatore. E’ emersa allora la validità della rosa e della società, che però in Champions League non riescono ad affermarsi: «Il problema è che tranne qualche eccezione, come l’Atletico Madrid, la regola è che ai primi posti arrivano fatturati molto più grandi del nostro. E il Bayern di oggi, per me è semplicemente imbattibile. Noi vogliamo posizionarci stabilmente fra i primi 8 club europei. Per noi per ora conta questo. Poi conta anche la fortuna».

INVESTIMENTI – Intanto la Juventus deve fare i conti con l’aumento del costo del personale, dovuto anche ai rinnovi troppo onerosi, d’altra parte inevitabili per trattenere giocatori di livello, come ha spiegato lo stesso dirigente bianconero: «Buffon, quando ha rinnovato, aveva una proposta di un club straniero (lo Shakhtar, ndr ), di dieci milioni netti! Gigi si è ridotto l’ingaggio per continuare con noi. Idem Chiellini: quando ha rinnovato in estate aveva l’opportunità di andare all’estero, forte di un contratto sostanzioso. E’ inevitabile se si vogliono tenere i campioni: il Bayern ha giocatori che guadagnano 10 milioni netti, il nostro compito ora è aumentare i ricavi». E’ possibile, dunque, assistere ad un inverno tiepido sul mercato per la Juventus, che, a detta di Marotta, difficilmente troverà opportunità per migliorare la rosa, ma che si aspetta risposte da alcuni giocatori: «Shaqiri e Jovetic? Se si tratta di giocatori in grado di accrescere le qualità del gruppo, li consideriamo. Ma sono eventualità che non è detto si trasformino in certezze. Non è facile trovare giocatori da Juve e noi non vogliamo diventare un rifugio per svincolati qualsiasi. Detto ciò, Dani Alves è sicuramente un ottimo giocatore». Diverso, invece, il discorso in vista del mercato estivo, anche se il diktat bianconero resta quello di investire, ma senza fare follie.

IN VETRINA – Un capitolo diverso meritano poi Arturo Vidal e Paul Pogba, da mesi protagonisti delle sirene di mercato con il primo che è sembrato vicino al Manchester United ed il secondo in rampa di lancio con un’altissima valutazione: «Non abbiamo voluto dare il cileno allo United, punto. Poi con l’agente Fernando Felicevich i rapporti sono buoni. Lui diverso da Raiola? Diciamo che ha un approccio un po’ differente, cura i suoi assistiti anche a livello umano. Con Pogba abbiamo appena rinnovato il contratto. Prendeva pochissimo e abbiamo aumentato il suo stipendio. Dipende sempre dal calciatore: se Pogba e Vidal saranno contenti di restare, noi li terremo», ha spiegato Marotta, che ha poi evidenziato il contributo di Fabio Paratici, costantemente alla ricerca di talenti, ma anche di Federico Cherubini e Claudio Chiellini (fratello di Giorgio, ndr) per il lavoro svolto nel mantenere i rapporti con i giocatori e le varie società.

LA RIVALITA’ – Spazio poi alle considerazioni sulla Roma, l’altra pretendente al titolo, che continua a mandare messaggi di sfida: «Di sicuro la Roma è nettamente più forte dell’anno scorso. Ma la Juve ha una maggiore consapevolezza nei propri mezzi. Entrambe siamo cresciute, anche se non abbiamo creato alcun vuoto», ha affermato Marotta, che né si sbilancia come Rudi Garcia sui discorsi scudetto né si lascia coinvolgere dalle voci insinuanti sulle vittorie bianconere: «Sono luoghi comuni che la storia bianconera insegna a vivere. Sin da quando ero bambino si diceva che la Juve rubasse. Ma la forza del club sta nel palmares di vittorie. Sia in Italia, dove impropriamente si è tacciati di ruberie, sia in Europa e nel mondo dove queste prese di posizione non sono mai esistite. Si tratta di cose che mi lasciano indifferente. Provo, semmai, un certo disagio quando si va negli stadi avversari. Si tratta di un aspetto che una buona cultura calcistica non dovrebbe permettere», ha proseguito il dirigente, che vuole che la Juventus risponda alle insinuazioni e agli attacchi sul campo, del resto potrebbero rappresentare ulteriori stimoli per vincere.

IL CAMPIONATO ITALIANO – Il mirino si allarga al campionato italiano e, quindi, a considerazioni sulla crisi del nostro calcio, che ha perso in appeal e qualità e di conseguenza risulta poco allenante rispetto agli altri campionati europei. Marotta, però, vede la luce in fondo al tunnel: «Qualcosa sta cambiando: quando siamo arrivati noi, uno come Di Natale ha detto no alla Juve, oggi invece tanti giocatori si offrono per venire alla Juve. Vuol dire che il nostro brand si è riposizionato». Un piccolo passo in avanti, ma la differenza rispetto agli Anni 90, quando tutti i calciatori volevano trasferirsi in Italia permane: «Oggi il nostro è un campionato di transizione, di passaggio. I giocatori bravi non finiscono qui la carriera».

IL RIBALTONE – Si arriva poi all’Inter, una rivale “storica” della Juventus che ha annunciato da poco l’esonero di Walter Mazzarri e il ritorno in panchina di Roberto Mancini. Sorpreso Marotta: «Il fatto mi ha colpito per la tempistica, non me l’aspettavo. E’ una novità che non ci turba. L’allenatore non è mai una componente fondamentale e qualsiasi squadra rispecchia sempre la società. Non conosco le dinamiche nerazzurre, posso solo rispettarne le scelte». Ferrero, invece, per Marotta è l’antitesi di Garrone: «E’ tutto un siparietto. Mi sento spessissimo con lui, ha saputo portare l’ironia del cinema nel calcio. Le sue esultanze sono il bello della vita, anche a me piace gioire allo stadio. Basta che non si tratti di dileggio nei confronti degli avversari: è solo una liberazione dalle tensioni, in questo senso mi rivedo in lui».

ESPANSIONE – Vista l’impossibilità attuale di creare squadre di B come avviene all’estero, ad esempio in Spagna, la Juventus sta ragionando sulla possibilità di acquistare un club all’estero. Le voci negli ultimi mesi si sono concentrare sul Portogallo. A tal proposito Marotta ha chiarito: «L’importante sarebbe avere la possibilità di gestire una sorta di succursale per poter avere benefici nel reclutare giovani interessanti in Sud America a prezzi ragionevoli. Pensate a quanto è penalizzato il calcio italiano rispetto ad altre Leghe europee come quella Spagnola o francese i cui club possono naturalizzare i campioni delle ex colonie in Africa o in Sud America».

RINNOVI – Come se fosse un viaggio circolare, Marotta torna a parlare di mercato, ma questa volta concentrandosi su altri aspetti, come quello sulle difficoltà di trattativa con il presidente del Torino, Urbano Cairo, e il noto agente Mino Raiola: «Cairo è un presidente: se non sfrutta il giusto momento per fare business, proverebbe rammarico. Mentre Raiola sostanzialmente non ha nulla da perdere, per lui il rischio d’impresa è pari a zero. Entrambi, comunque, sono ossi duri del calcio». Col Torino la società bianconera potrebbe tornare a fare affari, in ballo, ad esempio, potrebbe esserci il futuro di Sebastian Giovinco: «Abbiamo avuto dei contatti per stabilire se ci siano le premesse per rinnovare alle nostre condizioni. Se ce la facciamo bene, altrimenti… Giovinco deve dirci cosa vuole fare. Dal Torino non abbiamo avuto richieste, neanche in estate». A proposito di rinnovi, si parla poi della trattativa per quello di Stephan Lichtsteiner e Carlos Tevez: «Stiamo negoziando, ma non vogliamo uscire dai i nostri parametri. Tevez? E’ uno dei più forti attaccanti al mondo. Finché vorrà restare, le porte saranno aperte». Arriverà poi il tempo delle scelte, come quella tra Simone Zaza e Manolo Gabbiadini: «Sappiamo che si tratta di affari costosi, faremo delle scelte. Uno tra Zaza e Gabbiadini, ad esempio, potremmo lasciarlo».

IL CAMBIO IN PANCHINA – Il cerchio si chiude così come s’è aperto, col cambio in panchina. Questa volta però entrando nel merito della vicenda attorno all’addio di Antonio Conte: «E’ coinciso con una serie di imprevisti che hanno consolidato un periodo ricco di tensioni elevate. E il tutto si è consumato velocemente, un ciclo vincente era arrivato a conclusione. Ora vogliamo aprirne un altro. Ci sono le premesse per continuare a vincere, lo vogliamo e dobbiamo farlo: è il nostro diktat». La Juventus ha deciso di puntare allora su Massimiliano Allegri, che ha dovuto fronteggiare l’ostilità dei tifosi bianconeri, conquistandone la fiducia pian piano: «Io per primo ho fatto fatica a capire cosa significhi far parte di questo club. Allegri ha sfruttato il tempo a disposizione per calarsi nella nuova realtà. Nel nostro primo ingresso a Vinovo io, il presidente Agnelli e Allegri eravamo in macchina e fummo presi a calci e sputi: ma è una cosa che va accettata, fa parte del gioco. Era normale che Allegri avrebbe avuto delle difficoltà, ma lui ha allenato ovunque: sa come gestire questi momenti complicati», ha dichiarato Marotta, che ha spazzato via gli spunti sull’eventuale dualismo tra i due allenatori, che considera soggetti completamente diversi, ma prototipi positivi per la Juventus. Smentite anche le voci su possibili imbarazzi con Conte, ora commissario tecnico della Nazionale: «Agisce secondo le sue logiche, è come con Prandelli o i selezionatori precedenti. Si parla con tutti, non è più facile o difficile di prima. Visita a Vinovo? Sì, arriverà, non c’è nessun problema. Verrà presto e non c’è bisogno di invitarlo». Infine, Marotta ha confermato il retroscena su Daniele De Rossi e auspicato una lunga permanenza bianconera di Allegri: «E’ successo quando il giallorosso andava in scadenza con la Roma. Ma il legame fra il giocatore e il suo club è talmente solido che il rinnovo è stato automatico. Allegri? Da parte di tutti c’è la volontà che resti qui il più a lungo possibile».

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