Mandorlini: «Dai Led Zeppelin al nervoso di Bergomi» - Calcio News 24
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Mandorlini: «Dai Led Zeppelin al nervoso di Bergomi»

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L’allenatore dell’Hellas Verona tra ricordi e aneddoti

Cresciuto nella Romagna dei primi Anni 70, Andrea Mandorlini ha costruito il suo bagaglio musicale grazie alla musica rock: «Sono rimasto folgorato dai Led Zeppelin alla fine degli Anni 70, quando ero a Torino, e li ascolto ancora. Mi piace il rock di una volta come i Deep Purple, ma anche gli Oasis e gli U2, anche se in modo più velato. Fosse per me farei ascoltare Whole lotta love (dei Led Zeppelin, ndr) nello spogliatoio, ma ognuno ha le sue cuffie e mi rendo conto che non è possibile. La sento da solo sul pullman, ma alcuni giocatori tengono il volume così alto che sento più i loro brani dei miei. Ricordo Iturbe, la sua musica mi entrava nelle orecchie anche se stava sei posti dietro», ha raccontato l’allenatore dell’Hellas Verona ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.

ANEDDOTI – Non è stato facile vivere negli anni di piombo, ma la musica riusciva a colmare certi vuoti secondo Mandorlini, che ha vinto lo scudetto nell’Inter con Trapattoni: «Ricordo nel tunnel prima di scendere in campo, giocatori come Bergomi e Ferri quasi vomitavano per il nervoso, io ero felice, mai in ansia: era un sogno essere lì. Tardelli entrava in camera alle 3 di notte per la tensione, ma io volevo dormire. Mazzone mi aveva forgiato come uomo: a volte era molto duro, ma mi è servito. Oggi non è più quella la chiave giusta. Ero un po’ orso e in parte lo sono ancora. Mi davano spesso 5 in pagella e non lo sopportavo. Così guardavo in cagnesco tutti i cronisti, ma adesso mi sono ammorbidito! Ho sempre detto quello che penso e non ho mai fatto la vita di un altro, nei successi, nelle discese e nelle risalite», ha raccontato l’allenatore.

L’AVVERSARIO – Ma Mandorlini oggi dovrà vedersela con il Sassuolo: «È una squadra giovane. A Sassuolo ho trascorso un anno bellissimo e ho un buon rapporto con il patron Squinzi. Sarà una partita difficile, spero un po’ più per loro. Chi bisogna tener d’occhio? Magnanelli, l’avevo fatto capitano io e lo è ancora, ne sono orgoglioso».

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