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Atalanta, pazienza quasi finita: Colantuono in bilico

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Tifosi furibondi: numeri da incubo e zero gioco

Come l’Atalanta, nessuno in Europa. Analizzando i più importanti campionati europei – Premier League, Liga, Bundesliga, Ligue 1 e Eredivise -, emerge un dato abbastanza preoccupante: nessuno, a livello di gol realizzati, ha fatto male come la Dea. Cinque reti in tredici partite: un record negativo assoluto nella storia del club nerazzurro. Tra i peggiori, in questa particolare graduatoria, Aston Villa, Granada e Amburgo, che di gol, però, ne hanno segnati sette, due in più di Denis e compagni.

PROBLEMA D’ATTEGGIAMENTO? – Ma com’è possibile che una squadra come l’Atalanta fatichi così tanto a segnare? Gli interpreti, a livello offensivo, sono a grandi linee gli stessi della scorsa stagione. Se non meglio: perché se Livaja e De Luca – le alternative a Denis, almeno sulla carta – hanno lasciato Bergamo, alla corte di Colantuono sono arrivati Rolando Bianchi e Richmond Boakye. Due veri attaccanti, quelle alternative al ‘Tanque’ che il tecnico di Anzio ha chiesto per anni – ritrovandosi, poi, a dover far giocare Facundo Parra – e che in questa stagione non è ancora stato capace di valorizzare. Perché se è vero che, complice un ritardo nell’inizio della preparazione, German Denis vive un momento di difficoltà (solo un gol, sin qui, contro i cinque che aveva segnato a questo punto della scorsa stagione), è altresì palese che il reparto offensivo nerazzurro non può nè deve dipendere da un singolo giocatore. La cessione di Giacomo Bonaventura – sostituito da Gomez – ha impoverito la qualità del gioco offensivo dei nerazzurri, già debilitato dall’atteggiamento della squadra: in tredici gare di campionato, l’Atalanta ha raramente saputo mettere in mostra un gioco prettamente offensivo. Spesso e volentieri, infatti, i nerazzurri hanno pensato solo ed esclusivamente a difendere, accontentandosi del punticino piuttosto che provare a strappare il bottino pieno: l’ultima gara ad Empoli ne è un esempio lampante. Zero gioco, poca determinazione e novanta minuti di estremo catenaccio. E un dato inquietante: nessun tiro in porta. 

LA RABBIA DEI TIFOSI – Un atteggiamento, quello della Dea, che ha iniziato a stancare i tifosi. Anche perché Colantuono, per spazzare le polemiche piovute sui nerazzurri dopo le prime giornate, aveva tranquillizzato la sua gente: «Tra calendario complicato e infortuni, non è stato un inizio semplice per noi. Ma la nostra stagione comincia da Empoli». Dove, però, si è rivista la stessa squadra delle prime uscite: dalla prima con il Verona ai pareggi con Torino e Sassuolo. Nessuna differenza: stessa mentalità e identica prestazione. Con un solo grande protagonista: Marco Sportiello, promosso titolare a pochi giorni dal via del campionato. L’unica nota lieta, sin qui. E anche i tifosi, adesso, iniziano a perdere la pazienza: «Grazie di tutto, ma adesso è tempo di cambiare: via Colantuono», «Meglio la B con il cuore, che la A senza sudore», «Grazie mister per l’ennesima prestazione spumeggiante» sono solo alcuni dei commenti del popolo atalantino, deluso e arrabbiato.

SILENZIO TOMBALE – E la società? Per ora resta al fianco di Colantuono, a cui è stato recentemente rinnovato il contratto sino al 30 giugno del 2017. Merito dell’ottima cavalcata nella seconda parte della scorsa stagione, quando i nerazzurri infilarono una striscia record di sei vittorie consecutive. Ma era un’altra Atalanta, seppur più debole sulla carta. Fino a quando, però, la dirigenza riuscirà a sopportare una situazione simile? In sede di mercato, Percassi e Marino hanno compiuto uno sforzo importante, tenendosi stretti big del calibro di Carmona, Cigarini e Baselli, e rafforzando la rosa con gli acquisti di Gomez e Boakye. Possibile che una squadra così talentuosa in mezzo al campo non riesca ad avere un minimo di gioco? Non una novità, sotto la gestione del tecnico di Anzio: risultati garantiti, ma a discapito dello spettacolo. Con tanto mestiere, in terra toscana è arrivato un altro punticino, utile per muovere la classifica. La Dea resta al quartutlimo posto, con un punto di vantaggio sul Chievo. Per Colantuono sarà decisiva la gara di domenica contro il Cesena: vincere è l’unica cosa che conta, anche sacrificando il bel gioco. Ma un pareggio, o, peggio ancora, una sconfitta, potrebbero segnare il futuro dell’allenatore nerazzurro: in rampa di lancio Del Neri e Reja, ma senza sottovalutare la carta Guidolin, un allenatore che piace a Percassi e che era già stato contattato la scorsa stagione dalla dirigenza orobica, prima del ‘filotto’ di sei vittorie consecutive. 

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