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2016

Le reali chance di Dzeko: ne ha con Spalletti?

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Roma, che ne sarà di Edin Dzeko? L’analisi

Il Diamante di Bosnia ha pesantemente steccato la sua prima italiana: 10 reti complessive di cui diversi calci di rigore o marcature ininfluenti, un rendimento che si è manifestato esattamente opposto a quanto fosse lecito attendersi dal suo approdo. Giunto con Salah per stravolgere l’attacco della Roma e proiettarla al comando della classifica, Edin Dzeko ha orientativamente bissato la sua ultima stagione al Manchester City segnando di fatto il peggior biennio della sua carriera.

NON SOLO ERRORI INDIVIDUALI – Che ovviamente sono la indubitabile e granitica premessa: il grosso lo ha fatto lui. Poco cattivo negli ultimi metri, imballato nei movimenti, lento nella stragrande maggioranza delle fattispecie di gioco, scarsamente reattivo, infine poco in linea con gli schemi sia di Garcia che di Luciano Spalletti. Che, dal primissimo giorno del suo ritorno al timone giallorosso, almeno a parole avrebbe voluto rilanciarlo: quando giocavo senza centravanti puro è perché non lo avevo, oggi che ce l’ho lo valorizzerò al massimo. Lo Spalletti pensiero, quello iniziale, ha poi sbattuto contro logiche evidenze: il suo gioco si sviluppa di gran lunga più efficacemente se non ruota intorno ad un riferimento offensivo delle caratteristiche di Edin Dzeko.

E DUNQUE? – L’assenza di reali punti di riferimento per le difese avversarie è da sempre un must del credo tattico dell’allenatore toscano: una squadra dinamica come da lui intesa fatica a sostenere i benefici forniti da un centravanti classico, mentre è più armonioso quando tutti gli effettivi partecipano con rapidità alla manovra, magari senza risultare statici in termini di posizione. In tal senso non ci sono da registrare novità per il buon Dzeko: l’allenatore, a Trigoria, è sempre lo stesso. Quel Luciano Spalletti che predilige un determinato modello calcistico e che – appurata la non brillantezza del bosniaco – ha preferito accantonarlo in nome del bene comune. E dunque di risultati ottenuti ancora una volta con un falso riferimento offensivo: Perotti nel mezzo, pronto a defilarsi per lasciare spazio alle frecce Salah ed El Shaarawy, magari ricevendo dai mediani per suggerire i movimenti degli esterni offensivi.

A MENO CHE… – Qualora Edin Dzeko dovesse dimostrarsi in palla nella primissime quanto delicate battute ufficiali della stagione giallorossa, lì dove si intende con uno smalto del tutto differente da quanto emerso nella sua annata di battesimo italiano e ben oltre la volontà mostrata nel voler a tutti i costi rimanere in quel di Roma, ecco come potrebbero delinearsi scenari differenti: Spalletti potrebbe essere ingolosito da un centravanti che ha dimostrato di saper segnare in Bundesliga come nella strutturata Premier League. E di conseguenza assumersi la responsabilità di edificare una Roma intorno al suo centravanti, rinnegare in parte sé stesso per provare a ridurre l’evidente gap dalla Juventus leader indiscussa. Il popolo giallorosso lo aveva accolto proprio con queste note: l’uomo dall’Est che avrebbe messo in riga i bianconeri. L’erede del fu Batistuta. Ad oggi l’accoglienza riservatagli a Fiumicino sembra lontana secoli: eppure avveniva appena un anno fa. Sarà forse un miracolo vivere questa pagina, che immaginaria resterà: Dzeko però vuole provarci.

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