Napoli, Quagliarella e il gol perduto - Calcio News 24
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2009

Napoli, Quagliarella e il gol perduto

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L’ora X sta per scattare e mentre il cronometro scandisce i secondi, i conti tornano egualmente: 46 giorni d’astinenza – domani – nè più e nè meno come tra la doppietta al Livorno e la zampata al Bologna, come tra il destraccio a Viviano e la rabbiosa riscossa con il Bari, come tra un Quagliarella e l’altro, praticamente il suo sosia, il bomber che s’è preso la vita tra le mani e ha deciso di viverla per la Patria, per quella Napoli da sogno.

SETTE MERAVIGLIE – Le sette meraviglie consegnate agli archivi sono pezzi di bravura che confermano l’andamento d’una carriera da doppia cifra e la soglia delle dieci reti è nel mirino d’un cecchino che riparte da Siena per volare prima in Champions, poi in Sud Africa e dare un senso compiuto a una carriera già  apprezzabile. Il Quagliarella in salsa partenopea è croce e delizia per se stesso e per la sua gente, è una raffica di prodezze che scatenano l’entusiasmo ma è pure la sintesi della malasorte calcistica, rappresentata nell’invocazione di un po’ d’attenzione lanciata a chi ci Governa al termine della sfida all’Inter: Ã?«E che vi devo dire, andrò in pellegrinaggio a PompeiÃ?».

QUEI LEGNI – La botta da 20 metri finisce – anche quella – sul palo e alimenta il sospetto che ci sia un’avversione dall’Alto: è la quarta volta che succede, e sono punti che svaniscono nei legni. La prima volta, con il Livorno, seconda di campionato, il terrificante pallonetto da quaranta metri disegnò una parabola infernale, pareva sostenuta dall’ohhhhh d’ammirazione del San Paolo, e però finì per sbattere sotto la traversa e uscire. Ã?«Se avessi segnato, sarebbe caduto lo stadioÃ?». Poi, la maledizione dagli undici metri, a Firenze, stregato da Frey; e, ancora, due volte a Udine, in un match che cambiò scena da solo, passando dal possibile 2-1 – negato dall’ennesima traversa – all’inferiorità  numerica sull’1-1 per l’espulsione di Maggio, ammonito (per la seconda volta) proprio sul proseguimento dell’azione. A seguire: palo esterno di Handanovic, prima di imbattersi nello stellone di Julio Cesar e dirottarsi in quella promessa di pellegrinaggio.

Fonte: corrieredellosport.it