Zaniolo all'Atalanta è stato un rimpianto? Quando l'incompatibilità (e l'individualismo) hanno la meglio sul talento
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Zaniolo all’Atalanta è stato un rimpianto? Quando l’incompatibilità (e l’individualismo) ha la meglio sul talento

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Zaniolo e il suo recente passato all’Atalanta: quando il talento non basta seppur gli alibi non manchino. Anche a Firenze solito oggetto misterioso

“A volte ritornano” e seppur gli esiti rimangano gli stessi indipendentemente dalle destinazioni (da Bergamo a Firenze) i “se” e “ma” sono abbastanza leciti. Fiorentina Atalanta e quel Nicolò Zaniolo che si è dimostrata una scommessa fallita: una sorta di Emiliano Rigoni dal grande talento, ma incoerente con la mentalità e il modus operandi atalantino.

L’arrivo dell’ex Roma a Bergamo aveva rappresentato un cambiamento importante nel mercato nerazzurro: indipendentemente dal passato polemico (fischiatissimo dai tifosi orobici) e dalle etichette (testa calda o eterno incompiuto), chiunque può essere da Atalanta, a patto ovviamente che ci si cali nella mentalità lavorativa di Gasperini.

L’allenatore chiedeva lavoro e impegno, Zaniolo minutaggio e opportunità: nel mezzo anche ricoprire un ruolo non suo (centravanti) per compensare Scamacca. La posizione di punta gli diede non pochi problemi, nella quale gli s’invitava a non mollare la presa al primo pallone perso così come non fare il solista quando la priorità era il collettivo.

La pazienza è virtù dei forti, e Zaniolo in Inverno ha portato dei risultati: il goal contro la Roma all’Olimpico, l’assist con l’Empoli, la rete contro il Cagliari. Punti pesanti, ma l’incostanza e l’incompatibilità tra le parti era sempre più evidente: Zaniolo voleva essere protagonista; l’Atalanta aveva bisogno di una pedina meno individualista e con una certa maturità (e umiltà), aspetto che Gasperini aveva sottolineato più volte.

Certo, è chiaro che gli alibi non mancano: su tutti il ruolo, dove se messo sulla trequarti riusciva ad imporsi maggiormente, ma alla Dea o ci si riadatta sotto tutti i punti di vista scalando le gerarchie in campo o si viene ceduti. Ora per lui la Fiorentina dove il copione è lo stesso (se non addirittura peggio).

Rimpianto? Non per i bergamaschi, bensì per il ragazzo. Un contesto perfetto che lo avrebbe consacrato dopo tante polemiche, e l’incompatibilità (seppur involontaria) fa parte del calcio. Nel bene e nel male.

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