Aldo Serena: «Quella volta che ho incontrato Bruce Springsteen»
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Aldo Serena: «Quella volta che ho incontrato Bruce Springsteen. Platini, Scirea, Berti: ecco chi erano. Boniperti il più grande dirigente. A Italia ’90 ho sbagliato il rigore per un motivo»

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L’ex calciatore è intervenuto per parlare di diversi argomenti interessanti, dentro e fuori dal campo

Aldo Serena è noto per avere giocato nelle 4 squadre di Torino e Milano a partire dagli anni ’80. Oggi è un affermato opinionista e si è raccontato al Corriere della Sera.

QUANDO LASCIO’ IL VENETO – «Mia mamma mi portò di forza nel più bel negozio di Montebelluna e mi comprò una Lacoste, un paio di pantaloni nuovi, una borsa e un borsello, che non amavo».

BRUCE SPRINGSTEEN – «Al bar Radetzky di Milano, Ferragosto 1995 in una Milano deserta: entra Bruce Springsteen a bere una birra. Ma non voglio disturbarlo o forse temo che risponda male e mi cada un mito. E dire che quando passai dal Toro alla Juve e dovevo firmare per il prestito a casa del presidente dell’Inter Pellegrini, andai da lui dopo mezzanotte: direttamente dal concerto del Boss».

COMPAGNI MEMORABILI – «Ero innamorato di Platini per come giocava: aveva tutto quello che non avevo io. Poi mi sembrava impossibile che potesse esistere un calciatore come Scirea: bravo, buono, competitivo ma rispettoso degli altri. Con Nicola Berti ho avuto un’amicizia terpauetica: io portavo solidità ed equilibrio, lui mi ha tirato fuori la leggerezza e la spensieratezza. Ci vediamo ancora».

L’AVVOCATO DISSE CHE ERA FORTE SOLO DI TESTA: LO HA DESTABILIZZATO – «No perché Boniperti gli disse che aveva sbagliato e mi tranquillizzò: da ex campione fu il dirigente più grande».

TIFAVA INTER PERCHÉ IL MILAN LA SCARTO – «No, perché ero un bastian contrario rispetto ai miei amici. Ora si dice che i ragazzi trascurano il calcio, ma noi ne vedevamo pochissimo: per far crescere la passione forse l’attesa dell’evento è meglio dell’evento in sé».

IL RIGORE SBAGLIATO A ITALIA ’90 «Mi ha creato dei problemi, penso di aver avuto una crisi di panico. Avevo le gambe durissime, respiravo in modo strano: il portiere mi sembrava un gigante. Non ricordo nulla dell’errore, né di tutto quello che è successo dopo: un black out di due giorni».

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