Serie A
L’annuncio a sorpresa di Alex Schwazer: «Voglio entrare nel calcio, credo molto in questo»
Le parole di Alex Schwazer, ex oro olimpico nella marcia e alle prese con una lunga lotta contro il WADA per la sospensione per doping
Alex Schwazer, ex oro olimpico nella marcia prima di finire nel mirino della WADA, agenzia internazionale antidoping, ha parlato a La Repubblica di come vorrebbe entrare nel mondo del calcio. Di seguito le sue parole.
NUOVA VITA – «Voglio entrare nel mondo del calcio. Sono stato un atleta individuale in uno sport di durata. Il calcio è uno sport di squadra giocato da singoli. Voglio diventare preparatore atletico e mettere la mia esperienza al servizio di un ambiente nuovo. Voglio uscire dai soliti schemi. Credo molto nell’interscambio di opinioni tra varie discipline. Se stai sempre nel tuo ambiente e vedi sempre le stesse cose non vai oltre».
GUAI CON LA WADA – «Gli ultimi 8 anni sono stati molto difficili. Ma la mia vita è sempre stata caratterizzata da alti e bassi. A 18 anni ero già convinto di smettere perché mi squalificavano sempre per marcia scorretta. Lì stava per finire un sogno, quello di diventare un professionista dello sport. Avevo perso le speranze, una cosa che non mi è accaduta più in seguito. In poco tempo sono diventato un marciatore molto forte, è arrivato l’oro di Pechino nella 50 km. La Wada si è chiesta a un certo punto: ammettiamo che c’è stato un errore o restiamo sulla nostra linea? La manipolazione delle provette è un evento possibile, come abbiamo visto con i russi alle Olimpiadi invernali di Sochi 2014. E poi c’è gente che per la stessa sostanza prende un anno, due, otto o anche niente. La disparità è anche economica: il sistema costa troppo, non puoi difenderti. Una persona normale molla anche se non vorrebbe».
SINNER – «Il Clostebol è l’esempio classico di come le sanzioni non siano uguali per tutti. Sinner può permettersi di difendersi da solo, altri sono morti sportivamente in silenzio, condannati per la stessa sostanza e modalità assai simili. Jannik è certamente innocente e gli innocenti non devono mai prendere squalifiche: ma essere innocenti o no, a livello di giustizia sportiva e antidoping, conta zero. La politica è tutto, in questo mondo».