Hanno Detto
Bove, Di Bartolomeo (cardiologo): «Ecco perché Eriksen continua a giocare e lui no, ci sono norme molto diverse da Paese a Paese. Edo è stato salvato dalla velocità dei soccorsi»
Edoardo Bove, Di Bartolomeo (cardiologo) analizza la situazione del calciatore della Fiorentina parlando anche dei possibili scenari futuri
Edoardo Bove potrà continuare a giocare? E perché Eriksen in Inghilterra può farlo, mentre in Italia ci sono altri protocolli? Domande alle quali risponde sul Corriere dello Sport il professore Roberto Di Bartolomeo, tra i più apprezzati specialisti italiani in chirurgia cardiaca.
IN ITALIA – «Da noi si tende a salvaguardare il paziente, e non può essere mai un male, anche quando questo va contro la sua volontà».
PERCHÉ ERIKSEN GIOCA – «La nostra legge dà una responsabilità enorme al medico. Parliamo in termini brutali: se il paziente torna in campo e muore, viene incolpato il cardiologo. Negli Usa, in Inghilterra, in Germania e in altri Paesi europei ti dicono “hai questa patologia. Se vuoi giocare fai pure, ma a tuo rischio e pericolo».
COSA ABBIAMO CAPITO DI BOVE – «Che a salvarlo è stata la velocità dei soccorsi. Otto minuti dopo il malore era già in policlinico. Su tutto il resto si è detto molto: la torsione di punta, il potassio basso, la cicatrice nel ventricolo sinistro. Ma non si hanno certezze».
SE “DEFIBRILLATO” UN CALCIATORE NON PUO’ PIU’ GIOCARE – «No. Il defibrillatore è un salva-vita, ti fa tornare il ritmo. Ma bisogna sempre fare una diagnosi e capire perché il cuore si è fermato».
IL CUORE DEVE ESSERE PERFETTO ALLA VISITA DI IDONEITA’ – «Logicamente sì. Le aritmie però possono venire anche all’improvviso in un cuore sano».