Teocoli Milan: «Mi porto nel cuore le maglie di Kaka e Prati; gli ultimi anni non sono stati facili e c'è uno cosa che non sopporto»
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Teocoli Milan: «Mi porto nel cuore le maglie di Kaka e Prati; gli ultimi anni non sono stati facili e c’è uno cosa che non sopporto»

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Milan, le parole di Teo Teocoli, comico e super tifoso rossonero, in vista della festa per i 125 anni della nascita del club

Il Milan si prepara a festeggiare i 125 anni di vita e mentre il club presenta la maglia speciale con cui la squadra di Fonseca scenderà in campo contro il Genoa, la Gazzetta dello Sport ha voluto parlare con un tifoso rossonero come Teo Teocoli. Di seguito le sue parole.

UN CAMPIONE A CUI É ANCORA LEGATOL’ultima che mi porto davvero dentro? La “22” di Ricky Kakà: che giocatore meraviglioso, con quei suoi tiri a mezz’aria… Non mi ci faccia pensare che mi viene la malinconia. Ne avevamo pure uno che gli assomigliava di viso (De Ketelaere ndr), poi si sono accorti che era anche bravo e l’hanno venduto all’Atalanta».

ULTIMI ANNI – «Gli ultimi tempi non sono stati felicissimi per noi tifosi rossoneri. Pensi che mi è successo per la prima volta in vita mia di dimenticare una sera che giocasse il Milan. Quando l’ho scoperto il giorno dopo, sono rimasto quattro ore seduto sul marciapiede (ride ndr).E poi me lo faccia dire, mi innervosisce vedere la squadra di oggi con divise gialle, viola, verdi, rosa…».

AFFETTO PER I COLORI ROSSONERI – «Ci mancherebbe che quelli là ci copino pure le magliette (con voce di Peppino Prisco, l’avvocato dell’Inter, una delle sue gag più riuscite ndr). A parte gli scherzi, io sono affezionato alle strisce rossonere, come quelle della maglia storica che hanno presentato ieri. Bellissima. Al massimo tollero la bianca, che ci ha portato bene in tante finali. Ma capisco che ai giorni nostri contino i soldi, gli sponsor… È un po’ come la mia Milano: oggi costruiscono grattacieli su grattacieli, ma io resto affezionato alla Martesana e ai Navigli, dove il mio amico Jannacci amava sentire poeti e musicisti di strada. Solo le persone restano sempre uguali, anche se adesso si dice “vado all’happy hour” mentre ai miei tempi “mi prendo la ciuca” (ride ndr)».

UN CAMPIONE ITALIANO CHE GLI É RIMASTO NEL CUORE – «Ovviamente tantissimi. Rivera era Rivera, ma scelgo Pierino Prati, perché non aveva una classe eccelsa ma ci fece godere così tanto con i suoi gol… E poi non voleva lasciarci, lo obbligarono ad andare alla Roma. Ricordo ancora quel giorno, ero a Riccione con gli amici e ci rimanemmo tutti male».

IL CALCIO FA SOFFRIRE – «E ci rende tutti scemi. Da giovani andavamo allo stadio con Guido Nicheli, il mitico “cumenda” e ci divertivamo a fare gli scherzi ad Abatantuono. Credo che Diego mi odi ancora adesso (ride ndr)»

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