Di Vaio: «Il Bologna ha trovato una sua identità, Italiano è trascinante. Ferguson è un diamante, non si può stare senza. Al Monaco con Guidolin e Vieri, una bella esperienza…»
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Di Vaio: «Il Bologna ha trovato una sua identità, Italiano è trascinante. Ferguson è un diamante, non si può stare senza. Al Monaco con Guidolin e Vieri, una bella esperienza…»

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Le parole di Marco Di Vaio, direttore sportivo del Bologna, in vista della partita di Champions League di stasera con il Monaco

Bologna-Monaco è la partita di Marco Di Vaio, che nei due club ha giocato. Il direttore sportivo dei rossoblù ha parlato con La Gazzetta dello Sport, soddisfatto per gli ultimi risultati positivi.

LA RIPRESA DELLA SQUADRA – «Sta lavorando per tornare a trovare una nuova identità. Ne abbiamo parlato spesso con Italiano: quando cambi guida c’è tutto un processo di conoscenza, gestione e novità per cui c’è bisogno di tempo. Una cosa però la voglio dire: considerando l’annata straordinaria della passata stagione, avere già un’identità spiccata come la nostra dopo tre mesi di lavoro è un grande passo. Ma ci aspettiamo ancora una ulteriore crescita».

LE DIFFICOLTA’ INIZIALI – «L’inseguimento della suddetta identità, il ritrovare pienamente giocatori che non avevano iniziato al meglio: guardi Orsolini nelle ultime tre partite…».

RIAVERE FERGUSON É… – «Trovare un diamante. Quando ce l’hai ti rendi conto di tutto ciò che hai perso senza».

IL RINVIO DI BOLOGNA-MILAN – «Ha detto tutto bene Fenucci, il rinvio era la decisione giusta. Aggiungo: chi non vive certe tragedie da dentro fa fatica a capirle profondamente da fuori».

IL SUO MONACO CON VIERI E DIEGO PEREZ – «Avevo una tale voglia di giocare che mi presentai a Montecarlo il 27 dicembre, quindi prima che aprisse il mercato. Abbiamo fatto mesi belli, forti, siamo andati in Europa, Bobo si fece anche male ma raggiungemmo l’obiettivo: Guidolin mi convinse in un attimo poi alla lunga lo esonerarono e anche per questo decisi che non c’erano più le condizioni per restare. Con Perez sono diventato amico lì: ricordo quando lo convinsi a non andare a Palermo per venire a Bologna: lui da allora è come un fratello…».

VINCENZO ITALIANO – «Ha già dato un’identità, è perfettamente integrato con la squadra. E ha una passione dentro pazzesca, trascinante».

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