Percassi: «L'Atalanta è Bergamo. Noi abbiamo questa mentalità»
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Percassi: «L’Atalanta è Bergamo. La nostra storia nasce da lontano. Obiettivi? Noi abbiamo questa mentalità»

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Luca Percassi, CEO dell’Atalanta, ha voluto rilasciare qualche dichiarazione visto il compleanno della Dea nerazzurra

Oggi ha rilasciato qualche dichiarazione il CEO dell’Atalanta Luca Percassi a GoAl Economy, trasmissione condotta dal giornalista Marco Bellinazzo, andata in onda su Radio Serie A , su RDS e sull’App di DAZN nel giorno del 117esimo compleanno della Dea.

LE PAROLE – «Oggi è un giorno speciale per tutti noi. L’Atalanta compie 117 anni e tutto ciò viene vissuto con grande gioia: un compleanno speciale che avviene nel momento più importante della nostra storia. Fa piacere essere ritenuti come un modello, noi sappiamo che la gestione di una società è molto complessa: ci sono nuove avventure e situazioni, con grande senso di responsabilità. La nostra storia parte da lontano: da mio padre che ha fatto il percorso dal Settore Giovanile, ha conosciuto mia mamma, è diventato capitano della prima squadra. Ciò testimonia il legame sulla squadra. Successivamente mio padre lascia il calcio, per poi nel 1990 prendere in mano l’Atalanta rilevandola dalla famiglia Bortolotti: con il padre Achille che perse il figlio Cesare. Nel 1994 mio padre lasciò la società perché era molto impegnato su molte sfide imprenditoriale: tipo la costruzione di Oriocenter. A malincuore fu costretto a lasciare l’Atalanta, ma nel 2010 ritornò in una situazione particolare: era appena retrocessa in Serie B e c’era bisogno di risollevarla nonostante la buona gestione della famiglia Ruggeri. Si era aperta una grande opportunità, e per lui fu un grande sogno: sapevamo le responsabilità visto che è un riferimento per tutta Bergamo, ma ho seguito mio padre vedendolo negli occhi. Siamo ripartiti dalle fondamenta: far rinascere Zingonia con investimenti importanti per il Settore Giovanile, poi l’ambizione e la speranza di ritornare in Serie A il prima possibile, ma soprattutto rimanerci più stabilmente. La realizzazione dello stadio è stato un sogno: un progetto che non vedeva mai la luce negli anni scorsi. Dopo tanta pazienza, l’Atalanta ha agito: nel 2017 comprammo lo stadio, e da lì è partito un percorso di ristrutturazione superando anche momenti difficili tipo il Covid. Oggi parliamo di uno stadio completamente ristrutturato, e che rappresenta al meglio la nostra città: noi come Atalanta siamo orgogliosi di dare ai nostri tifosi questo stadio, la capacità del tessuto imprenditoriale della nostra città. Uno stadio a chilometro zero: demolire, ricostruire come facciamo noi bergamaschi. Abbiamo investito ben 100 milioni di euro, chiaro che per noi rappresenta qualcosa di unico dove dietro c’è una grande capacità lavorativa dove abbiamo coinvolto molte imprese del territorio bergamasco: il cemento nasce in una cementeria di Calusco nata nel 1907, lo stesso anno dell’Atalanta. Antonio rappresenta il primo tifoso: lui ricorda sempre che l’Atalanta è Bergamo e Bergamo è l’Atalanta. Siamo una provincia con dei numeri diversi rispetto alle Metropoli, ma questo senso d’appartenenza è qualcosa che ci responsabilizza molto. Tutti i bambini a Bergamo tengono per l’Atalanta, e questo è un segnale di unicità: dai nonni ai genitori fino ai figli. Quando sei sul territorio ti rendi conto di quanta passione c’è l’Atalanta. Mio papà alla Festa della Dea fu geniale nel dare ad ogni neonato di Bergamo e provincia una maglietta dell’Atalanta. Noi tutte le volte cerchiamo di ricordare la nostra mentalità: legittimo alzare le aspettative visti i risultati ottenuti. Gli allenatori cambiano, i tifosi e la società rimangono: dare garanzie alla società è il nostro primo obiettivo. Il nostro obiettivo è abbastanza chiaro: l’Atalanta deve essere sana, ma non ha precluso grandissimi investimenti sul mercato e non. Una società che non si è mai tirata indietro, dove siamo sempre pronti: per esempio quando abbiamo sostituito Scamacca e subito abbiamo preso Retegui essendo un giocatore pronto che ha subito portato un grande impatto offensivo. Va dato merito anche a Tony D’Amico per il lavoro fatto. Tenere sempre i piedi per terra, ovvio che quando si può fare qualcosa in più noi siamo sempre i primi a farlo. La nostra capacità è sostituire al meglio i giocatori che vogliono andare via da Bergamo: vogliamo gente che sia contenta all’Atalanta, al di là della gratitudine nei loro confronti. Pagliuca ha deciso di partecipare a questa nuova avventura con l’Atalanta: con delle caratteristiche molto simili con i Boston Celtics. Il mondo del calcio è in grande rivoluzione, e devi essere sul pezzo dove non escludiamo nulla: qualsiasi cosa ci sarà, il bene primario rimane sempre l’Atalanta. Bisogna voler bene al campionato italiano».

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