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Di Canio su Fofana: «C’è una cosa a cui non mi abituo, lui è l’esempio perfetto»
Le parole di Paolo Di Canio sul possibile trasferimento di Fofana al Milan: «É e un nazionale, ma spero che sia più di così»
Paolo Di Canio ha parlato del possibile trasferimento di Fofana al Milan. Di seguito le sue parole a Panorama.
SE IL MILAN PRENDE FOFANA PUO’ LOTTARE PER LO SCUDETTO – «Scusa se ti rispondo così: non riesco ad abituarmi al normale che diventa eccellenza nel calcio italiano. Colpa anche nostra che comunichiamo, anche se io cerco di lottare contro corrente e ogni tanto si lamentano e mi danno del “rompicoglioni” (sorride ndr). Molti di noi hanno giocato con Palloni d’oro e abbiamo il dovere di spiegare che ci sono differenze di valori oggettivi; non è essere fuori dal tempo fare paragoni con il passato».
MODO IN CUI SI RACCONTA IL CALCIO ITALIANO – «Il linguaggio evolve e mi piace, ma alcuni parametri sono immutabili. Fofana? E’ un nazionale francese, però non vorrei che fosse il solito centrocampista muscolare, difensivo come altri arrivati e poi spariti. A me non fa impazzire, sono sincero…».
TASSELLO MANCANTE NEL CENTROCAMPO ROSSONERO – «Lo capisco, ma deve essere chiaro che non è il primo Pogba arrivato alla Juventus. Guardate Rabiot: nazionale fisso, sembrava che la Juventus non potesse farne a meno, soprattutto perché intorno non c’era grande qualità, e la realtà è che da tre anni Rabiot non lo cerca nessuno nel grande calcio che conta. In Italia ci stiamo abituando a un livello non adeguato al passato e questo non fa il bene di nessuno, nemmeno della nostra nazionale».
ESTATE DIFFICILE PER I TIFOSI – «Raccontare che questi giocatori sono all’altezza di quelli che giocano tutti gli anni per vincere la Champions League è sbagliato. Non ce l’ho con Fofana, è un esempio, ma lui viene dal Monaco non dal Psg e si è abituato a giocare davanti al casinò senza tifosi. Può essere utile come tassello nel calcio di Fonseca che è molto offensivo, però i valori assoluti devono essere chiari e dichiarati. Non voglio abituarmi a questo modo di raccontare la nostra realtà. All’Europeo abbiamo esaltato la vittoria con l’Albania senza riuscire a valutarla correttamente e poi ci siamo svegliati male».
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