Europei
Vieri: «Agli Europei 2004 non stavo in piedi. Il BISCOTTO di Svezia-Danimarca? Ancora non so come sia successo… SCAMACCA: forte, ma solo nel FINALE di campionato»
Le parole di Bobo Vieri, ex attaccante della nazionale Italiana, su Gianluca Scamacca, centravanti degli Azzurri di Spalletti
Bobo Vieri ha un’importante storia azzurra alle spalle e competenza necessaria per leggere l’oggi. Ecco le sue parole a La Gazzetta dello Sport, dedicate soprattutto al giocatore che più gli somiglia: Gianluca Scamacca.
L’EUROPEO DEL 2004 – «Me lo ricordo come se fosse ieri: dopo Italia-Danimarca, la sera sono steso a letto in camera, vedo il ginocchio gonfio, sento dolore al menisco esterno e penso: “Ecco, il mio Europeo è già finito”. La seconda dovevo saltarla, ma il Trap ordina: “Devi giocare”. Gioco con la Svezia, ma facevo fatica anche ad appoggiare la gamba. La terza la inizia Corradi, quando il Trap decide di buttarmi dentro un’altra volta, in panchina non avevo neanche le scarpette, me l’è andate a prendere il magazziniere: non stavo in piedi».
IL BISCOTTO DI SVEZIA-DANIMARCA – «Io ancora oggi non so se sia stato un biscotto: come ci si mette d’accordo per un 2-2? E comunque no: oggi queste cose non esistono più».
SCAMACCA COME LEI DICE CHE SI ALLENA PIU’ DEGLI ALTRI – «Lo dicevo perché i giornalisti sparavano cazzate sulla mia vita notturna: non c’erano i social, oggi saprei come difendermi. Comunque se vuoi diventare il più bravo, ti devi allenare più di tutti per migliorare in tutto: se lui dice così, gli credo».
SCAMACCA – «Tranne che nella parte finale della stagione, ha fatto meno di quello che poteva. Uno così deve fare per tutto l’anno quello che ha fatto negli ultimi tre mesi: ovvero quasi sempre gol. Deve essere sempre così presente, perché ha tutto per essere un grande centravanti. È completo: bravo tecnicamente, facilità di calcio, grande tiro con tutti e due i piedi, forte di testa anche se può migliorare. Come nel gioco schiena alla porta: può lavorare di più con le mani e le braccia per appoggiarsi ai difensori e farsi spazio, soprattutto sulle palle alte».
LA MIGLIORE QUALITA’ DELL’ATALANTINO – «Ha una qualità importante per un attaccante, per come è il calcio oggi: è bravo a vedere i compagni, a smarcarli. Anche con i colpi di tacco: fanno parte delle sue giocate».