Le CESSIONI in casa Atalanta CAMBIANO con la vittoria dell'Europa League? Il punto sul calciomercato nerazzurro - Calcio News 24
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Le CESSIONI in casa Atalanta CAMBIANO con la vittoria dell’Europa League? Il punto sul calciomercato nerazzurro

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Calciomercato Atalanta, come cambia la sessione estiva dei nerazzurri con la Coppa UEFA in bacheca dal punto di vista delle cessioni?

“Per migliorare bisogna aggiungere, non togliere”. Queste sono state le parole di Gian Piero Gasperini nel descrivere quello che servirebbe all’Atalanta nel prossimo calciomercato. Se da una parte la società si farà pronta con qualche colpo in entrata, dall’altra sul tema cessioni la domanda è la seguente: cambierà qualcosa vista la vittoria dell’Europa League?

L’obbligatorietà di vendere un pezzo pregiato per poi sostituirlo con un giovane e ripetere nuovamente il cerchio. Questa è sempre stata la tradizione dell’Atalanta: da quando si vendevano i pezzi del vivaio alle cosiddette big dopo aver conquistato la salvezza; fino ad arrivare al ciclo Gasperini seppur tale processo sia stato notevolmente modificato.

Se prima le cessioni venivano effettuato a priori, dal 2017 fino ad ora sono stati inseriti dei criteri ben precisi: ambizioni, motivazioni del giocatore e soprattutto la vendita effettuata solo per un’offerta coerente con le valutazioni dell’Atalanta. Il tutto generando quelle plusvalenze (dai Caldara, Conti, Kessié fino a Hojlund) che scaturirono l’aumento del fatturato, investimenti vari sulle infrastrutture e ovviamente la capacità di costruire nonostante tutto una squadra competitiva. Non si sta parlando di una cessione obbligatoria, bensì la “perdita” di un pezzo giustificata da una cifra appetibile e successivamente reinvestita.

La logica dell’Atalanta era la seguente: una vendita è inevitabile, ma è il “come” viene sostituito quel giocatore a fare la differenza. Prendendo per esempio l’ultima: era inevitabile tenere il buon Rasmus, ma con 85 milioni si ha avuto l’opportunità di aumentare il valore della squadra tra i vari Scamacca, El Bilal, De Ketelaere e così via.

Ritornando alla questione di prima: l’Atalanta attuale, campione d’Europa, ha necessità di vendere? Assolutamente no, i bilanci sono in regola dove il segno “+” è anche frutto degli obiettivi raggiunti che arrivano a quota 100 milioni di euro tra cavalcata fatta in Europa League (con il trofeo vinto) e la qualificazione in Coppa dei Campioni. Il trofeo vinto cambia molte cose: venire all’Atalanta ora è la conferma di giocare in una realtà che conta nel calcio europeo. Certo, lo era anche prima, ma la certificazione della crescita di una squadra si va con i trofei, seppur prima la sola partecipazione all’Europa fosse uno stimolo non indifferente.

Tenere tutti non è utopia, e l’Atalanta ha tutte le carte in regola per persuadere come si deve i suoi giocatori (su tutti Koopmeiners) e anche aggiungere, ma i fattori citati in precedenza rimangono sempre in piedi: la permanenza è una possibilità purché sia spinta da stimoli e fame nel voler credere nel progetto. In caso contrario la Dea incasserà bene, reinvestirà bene: come ha sempre fatto.

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