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Thuram sullo SCUDETTO: «Con l’Inter annata MAGICA. Ecco cosa penso di LAUTARO MARTINEZ»
L’attaccante dell’Inter Marcus Thuram ha voluto parlare della cavalcata nerazzurra verso lo scudetto con Inzaghi in panchina
Intervistato dalla dalla CBS insieme a Thierry Henry, Marcus Thuram torna a parlare della sua prima stagione all’Inter, terminata con la vittoria dello scudetto della prima stella. Il francese svela alcuni aneddoti personali.
UNA PAROLA PER DESCRIVERE LA STAGIONE? – «Se dovessi scegliere una parola per descrivere questo anno direi magico. Non mi sarei mai aspettato di fare questo in questo primo anno qui ma ce l’ho fatta. Sono molto felice e orgoglioso di quello che abbiamo fatto».
I CONSIGLI DI HENRY – «Quando sono cresciuto ho iniziato a vedere i suoi video e ho capito con chi parlavo quando ero più piccolo. Se devo scegliere un suo consiglio, è che quando entri in campo non ci sono amici, devi entrare per “uccidere” gli avversari. Sono una persona sorridente, mi piace ridere e fare scherzi. Parlando di lui, ha trasmesso questa mentalità di andare in campo per uccidere e non per sorridere o divertirsi. Lavoro ogni giorno con questa mentalità per poi uccidere in partita. Penso di averla questa mentalità, Henry mi ha dato molti consigli ma scelgo questo e penso che sia il più importante».
IL PERCORSO DELL’INTER – «Penso che la stagione che sto vivendo con l’Inter sia un crescendo. Dovrò essere bravo io a ricambiare la fiducia e in primis a dimostrare a me stesso che posso essere importante nella squadra che vince il campionato, in partite importanti contro i rivali come il Milan. E fare questa stagione su un palco più grande con l’Inter mi aiuta e mi dà molta fiducia per andare in Nazionale ed essere fiducioso sul fatto di poterlo fare anche con la Nazionale».
SU MIO PADRE LILIAN – «Beh, tu conosci mio padre, io so chi è mio padre. So cosa rappresenta mio padre, per cosa combatte e cosa rappresenta. E penso che sia semplicemente un’educazione normale che un papà dà ai suoi due figli, quella di vivere e crescere nel rispetto e di sapere cosa rappresenti nella società come uomo di colore e come persona di colore e le difficoltà che potresti incontrare sulla strada della tua vita. E penso che mi abbia preparato per questo».
SU LAUTARO – «Beh, innanzitutto Lautaro è uno dei migliori attaccanti al mondo. Quindi penso che giocare con lui non sia la cosa più difficile del mondo. Penso che sia un giocatore molto intelligente e mi considero non male come movimenti. Non ho sempre giocato come numero nove. Quindi mi piace correre nello spazio che crea. Mi piace correre sul campo e penso che ci piaccia fare le stesse cose e anche non la stessa cosa. Quindi penso che ci troviamo molto bene in attacco».
STILE E LOOK DA CALCIATORE – «Mio padre viene sempre con il cappello. E’ uno stile piuttosto buono. No, ma più seriamente. Beh, penso di appartenere a una generazione di giocatori a cui piace mantenersi e avere un buon stile dentro e fuori dal campo. In campo penso che sia un po’ meno importante rispetto a fuori. Sì, mi piace apparire fresco e ben sistemato. È ciò che voglio».
SU HENRY – «La cosa divertente è che ho affrontato Thierry una volta nella mia carriera. Lui era allenatore al Monaco e io giocavo nel Lille e penso che sia la partita in cui ero più motivato nella mia vita prima della partita. Quindi andrà bene».
LIMITI? – «Mi piace pensare di non avere limiti, per questo lavoro duro ogni giorno, mi pongo degli obiettivi senza pormi limiti. Henry ha fatto stagioni da 20 gol e 20 assist, sarebbe un bell’obiettivo da raggiungere. Penso che agli attaccanti di oggi sia richiesto di fare gol ma mi piacevano Henry o Benzema che segnavano ma anche aiutavano la squadra a giocare meglio, penso di essere quel tipo di giocatore. Mi piace aiutare la squadra, non solo fare gol. A fine partita, se non ho fatto gol ma magari due assist, sono il man of the match. Voglio essere più di un semplice attaccante».
ANCORA SU HENRY – «La cosa bella è che per fortuna Henry non gioca più, altrimenti sarebbe un problema per tutti. So che è impegnato, ha molte cose da fare. Mi piacerebbe venisse a vedermi quando giocheremo contro il Como».
SU MIA MAMMA – «Mia mamma si chiama Sandra, sarà felice perché ogni volta che mi fanno un’intervista mi manda sempre il video. Mio papà mai. Sarà felice anche questa volta lei. E poi Henry evoca tanti ricordi. Mia mamma è molto importante, mi è sempre vicina e mi chiama sempre, mi fa anche ridere certe volte perché abbiamo la stessa risata. Le persone dicono che io ho il suo carattere, è importantissima per me».