La CONFESSIONE Luciano Spalletti: «Lippi, De Laurentiis, De Rossi Baggio, Totti, Buffon, Gravina: vi racconto tutto. Il calcio NON É SEMPLICE. Ecco cosa farò dopo la Nazionale» - Calcio News 24
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La CONFESSIONE Luciano Spalletti: «Lippi, De Laurentiis, De Rossi Baggio, Totti, Buffon, Gravina: vi racconto tutto. Il calcio NON É SEMPLICE. Ecco cosa farò dopo la Nazionale»

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Le parole di Luciano Spalletti, ct della nazionale italiana: «Lippi e Sacchi i miei modelli, il calcio non è semplice e non ho dogmi»

Il Corriere dello Sport, attraverso il suo direttore Ivan Zazzaroni, propone oggi un’intervista esclusiva al Ct azzurro Luciano Spalletti. Ecco alcuni estratti tra i più significativi.

LA VITTORIA – «L’altro giorno mi hai detto che ti piacciono quelli che vincono. Ma così si perde l’essenza, sia la vittoria che la sconfitta sono lo stesso impostore. Perdere induce a riflettere, a ragionare sugli errori commessi per tentare di non ripeterli più. Vincere può distrarti dall’obiettivo, dalle cose che succedono durante il percorso. Le cose dell’anima, i sentimenti… Se il giorno dopo ti fermi alla vittoria non migliori, non cresci. Non è detto, poi, che, facendo le stesse cose, si possano ottenere identici risultati. Decisivo è il modo in cui riesci a relazionarti con i giocatori e i collaboratori, quanto sei in grado di renderli doppiamente forti e parte della stessa storia: uno più uno più uno al cubo insomma. Abbracci, sentimenti, solidarietà, capacità di coinvolgimento, tanto dipende da come si vivono i differenti momenti. Il calcio è semplice, ma non è semplice».

GIORNALISTI – «A volte il calcio assume i connotati di chi lo complica. Anche voi giornalisti avete delle responsabilità, talvolta per sufficienza».

LA COSTRUZIONE DAL BASSO – «Io non ho dogmi di niente. Voglio essere pratico nella profondità: non conosco un solo modo di vivere, sono per le aperture e la conoscenza di più realtà e modi di pensare e fare. Da sempre considero Marcello Lippi una fonte di ispirazione: lo seguivo con attenzione, guardavo come si comportava, l’ho voluto incontrare per farmi spiegare il mondo azzurro nel profondo. Ma allo stesso tempo guardo a Sacchi come a un modello».

DE LAURENTIIS – «Io ho due orecchie e una bocca. So ascoltare e al momento giusto parlare. De Laurentiis ha una grande comunicativa, un linguaggio scorrevole. E poi dipende sempre dal De Laurentiis che ti ritrovi di fronte, ne esistono almeno quattro o cinque. Con l’intelligenza artificiale potrebbero provare a inventarne altri».

DE ROSSI – «Credo di conoscerlo molto bene. Penso che il principale merito di Daniele, per quanto sta dando alla Roma, derivi dal fatto che fin dal primo giorno non si è voluto approfittare dell’immenso amore che i tifosi nutrono nei suoi confronti. Ha capito subito che quello poteva essere un vantaggio-boomerang e l’ha messo da parte per investire totalmente nel lavoro sul campo. Sa bene che le idee possono portare allo stadio in festa solo attraverso gli allenamenti settimanali. Non so se Daniele abbia qualcosa di me, ogni tanto però mi ricorda Mazzone, quando gli scoppia la vena ha atteggiamenti che appartenevano al grande Carletto».

QUATTRO 10 MONDIALI – «Mi piacerebbe portare a Coverciano, quando ci ritroveremo per la preparazione agli Europei, quattro 10 mondiali, Baggio, Del Piero, Totti e Antognoni. Ne ho già parlato con Gravina. Pensa se quel 40 assistesse a un nostro allenamento: spingerebbe i ragazzi a elevare la prestazione… Presto partirà l’invito ufficiale della Federazione. Se vuoi posso parlarti anche di un 10 tra i pali e non solo».

BUFFON – «Conoscevo Buffon come grande portiere, uomo di calcio e leader di spogliatoio, ma in questo periodo insieme ho capito che è anche un grande amico e che il dirigente sarà all’altezza del campione che è stato. Dimostra di possedere qualità e conoscenze anche in un ruolo completamente nuovo… E se le parole non arrivassero basterà guardarlo per comprendere dove vogliamo andare». 

GRAVINA TI AVEVA CONTATTO PRIMA DELLE DIMISSIONI DI MANCINI – «Chi racconta una fesseria del genere dimentica che fu Mancini a rassegnare le dimissioni e le diede all’improvviso. Incontrai il presidente per la prima volta nei giorni seguenti e posso dire di averlo visto in grande difficoltà».

DOPO LA NAZIONALE – «Vivo sempre come se all’ultimo istante potessi cambiare il mio destino».

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