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Napoli Atalanta: 5 cose da ricordare

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Ecco le 5 cose da ricordare dopo quella che è stata Napoli Atalanta di oggi allo stadio Maradona: terminata per 0-3

Napoli-Atalanta ha prodotto un verdetto netto, inequivocabile, con conseguenze importanti: gli azzurri non escono dalla crisi delle precedenti gestioni e a fine gara si ricevono anche i fischi del Maradona; i bergamaschi conquistano 3 punti che fanno sognare un grande finale di stagione, Europa League e Coppa Italia comprese.
Ecco 5 cose da ricordare di questa gara, non necessariamente le più importanti.

1) Gli opposti. Il calcio, talvolta, offre situazioni non necessariamente di facile lettura. O, anche, di compresenza di opposti, che finiscono per non contraddirsi. Sulla legittimità della vittoria dell’Atalanta nessun dubbio: i ragazzi di Gasperini sono apparsi fisicamente in grande condizione e sono arrivati a Napoli per vincere senza se e senza me. Hanno colpito con 3 giocatori diversi, perfetto manifesto delle virtù della squadra dove i componenti di qualità sono tanti. Ma sarebbe sbagliato pensare che i padroni di casa abbiano totalmente demeritato. A fronte di un primo tempo incompiuto, nella ripresa la reazione c’è stata, ha avuto il suo apice nel doppio palo colpito da Zielinski prima e da Osimhen poi, ha obbligato Carnesecchi a una serie di interventi non banali. Eppure, 0-3, inequivocabile e pesante.

2) Il possesso. Non era ancora successo molto, anche se il palo colpito da Miranchuk poteva suonare da campanello d’allarme. Ma dopo appena 8 minuti di gioco, l’Atalanta registrava un 68% di possesso palla che la diceva lunga sulla sicurezza del suo stare in campo. A rubare l’occhio, sin dai primi istanti, la netta sensazione di una squadra bravissima nel cercare e trovare puntualmente punti di riferimento diversi. Se in Italia si vuole cercare una formazione capace di proporre un’idea di collettivo, è a Bergamo che bisogna andare, anche – se non soprattutto – quando si mettono in viaggio partendo da lì.

3) L’incomprensione. Al decimo minuto Anguissa sbaglia un tocco quando il Napoli cerca di accelerare gli scambi. Evidente il suo nervosismo e non si capisce se è lui a non capire i movimenti dei suoi o sono i compagni a non approvare la sua approssimazione tecnica. Resta il fatto che fino a quando Calzona non mette in campo Zielinski c’è troppo che non funziona nel centrocampo dei campioni d’Italia.

4) L’ovvietà. Scamacca fa un gran gol. Per come recupera alto un pallone di forza su Juan Jesus e per come indirizza il pallone all’angolino. Poi esulta con la faccia di chi pensa che queste cose lui le sa fare. Nulla di eccezionale, ma intanto è lo 0-2.

5) Gli applausi. Non è stata una gara semplice per Osimhen. Irretito dal controllo di Hien, si è preso anche un giallo per proteste. Ma oltre a essere lui il più pericoloso, ha applaudito costantemente ogni iniziativa dei compagni e principalmente quelle sbagliate. Non si dica che ormai la sua testa è altrove. Il comportamento di oggi è stato da vero leader.

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