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Carnesecchi: «Orgoglioso dell’Atalanta, ce la giochiamo con le big»
Marco Carnesecchi, 23 anni, è riuscito a conquistarsi il posto da titolare in un’Atalanta che sta frequentando i piani alti
Marco Carnesecchi, 23 anni, è riuscito a conquistarsi il posto da titolare in un’Atalanta che sta frequentando i piani alti. Ecco la sue parole a La Gazzetta dello Sport.
L’ATALANTA – «Di sicuro sta accadendo che l’Atalanta se la giochi con le big. Io, ancor più che pronto, mi sento orgoglioso di essere il suo portiere, e dunque felice, perché vuol dire che sto lavorando bene. Sentirsi solo pronto ti può far frenare, sentirsi felice ti dà forza per giocarti bene le chance che ti danno».
LA PARATA SU GUDMUNDSSON – «La più bella l’avevo fatta su Pereyra a Udine, ma se parliamo di importanza sì, lo è stata, molto. E per dirla tutta, sono stato pure un po’ fortunato».
LA SCOSSA – «La prima scossa me l’ha data il direttore D’Amico: è venuto a cena a Cremona, abbiamo chiarito un po’ di cosette del passato, mi ha fatto sentire quanto l‘Atalanta voleva che tornassi. La seconda il mister: «“Marco, ora che sei qui giocati bene le tue carte”».
L’ALTERNANZA CON MUSSO – «Non ero abituato, ma era giusto: Musso è un grande portiere e stava facendo bene. Facciamo un mestiere complicato, è un ruolo che ha bisogno di misure, certezze: non è stato semplice, ma ora ho un’esperienza importante in più nel mio bagaglio».
RICONQUISTARE GASPERINI – «Non credo di averlo fatto ancora. Se il mister ti dà una maglia non è per sempre, se non lavori bene e sempre. Non ti fa mai accontentare: mi sento un giovane molto fortunato ad essere allenato da lui».
LE CARATTERISTICHE TECNICHE – «A Cremona uscivo tanto, forse anche troppo: ho ritrovato la fiducia di andare sulle palle alte, e fa la differenza. E poi il mister cerca di modernizzarmi, vuole che migliori soprattutto nel gioco da fondo campo con i piedi, per trovare l’uscita migliore, e a questo invece non ero granché abituato».