Europei
Spalletti: «Attaccante? C’è anche Kean, ma non prometto nulla»
Le parole di Luciano Spalletti, allenatore della Nazionale, sulle ambizioni per gli Europei 2024. I dettagli
Luciano Spalletti ha parlato a margine della cerimonia per la Panchina d’Oro. Il ct dell’Italia ha affrontato vari temi, dagli Europei alla sfida scudetto Inter-Juve.
EUROPEO – «Ho cominciato a pensarci sin dal primo momento in cui ho ricevuto la telefonata di Gravina, per diventare ct. Ero in giardino a passeggiare con il mio cagnolino, da quel momento lì penso a questi tre anni, devo tentare di mettere a disposizione quello che ho, di essere migliore di quello che sono, consumare il mio tempo dentro quel pensiero lì. Non posso fare promesse di nessun genere, ma sono convinto che i nostri calciatori sapranno far vedere quello che è un po’ l’idea di tutti, cioè che avranno un po’ di timore anche gli altri. Dentro le competizioni, noi come Italia, riusciamo a subire questa forza per la storia che abbiamo, per i calciatori che hanno vestito prima la maglia azzurra. Gente come Buffon è fondamentale, l’ho apprezzato da calciatore, ma adesso come collaboratore. Pensa di essere quello che può dare dei consigli. Ultimamente hanno fatto vedere che non sono infallibili, se noi portiamo storie belle come fa Gigi diventare una scorciatoia per il massimo. Sei cosciente un po’ di tutto, sistemi le cose per potere ricevere roba da tutti i calciatori, le componenti. Bisogna essere convinti di fare un calcio bello, di livello, che merita una Nazione e una storia come la nostra».
ATTACCANTE – «Io ci metterei Kean, perché poi ha fatto vedere di essere un calciatore forte, bisogna andare ad avere l’opportunità, dentro queste convocazioni, di avere giocatori che possono fare anche altri ruoli, diventa fondamentale. E diventa fondamentale non sentirmi dire che questo calciatore se è in condizione, se è in forma, però c’è la partita che la può risolvere da solo… Io ho solo una gara da far bene, ho bisogno delle certezze. Quelli che hanno bisogno di essere stimolati possono stare a casa, io non stimolo nessuno. Se prendo gente e poi devo stimolarla vuol dire che ho sbagliato a convocare la persona. Hai addosso la maglia della Nazionale, la più bella di tutti, devi avere tu il tuo stimolo. Vieni qui, pettinato a festa, mettendo a disposizione tutto quanto per quella partita lì, non che io debba sperare che si abbia il vento a favore oppure il campo in discesa. Il campo è pari, dobbiamo essere al loro livello».
INTER-JUVE – «Mi aspetto una partita di quelle belle, un cambiamento – se lo posso dire – quando ho iniziato a fare questo mestiere c’erano situazioni e partite che mi creavano timore, apprensione, avevo quasi paura di affrontarle. Pensavo a come tutelarmi, come difendermi, compattarmi verso qualcuno che ti deve aggredire. La partita che fa sangue è quella bella da doversi giocare, avendo il coraggio di ribaltare tutti i pensieri che ti vengono. La gara che poi abbiamo sbagliato era quella con l’Inghilterra, non ho cercato di consumarla aspettando quelle successive per poterci qualificare. Poi l’abbiamo persa, ma i giocatori hanno avuto atteggiamento molto giusto e corretto, da quella prova abbiamo argomenti per fare bene. Per me il campionato italiano riceve da qualsiasi partite. Se uno vuole prendere le storie belle nel calcio, nel campionato, ce ne sono moltissime prendendo momenti delle partite e portare un contributo di crescita. In questo siamo perfetti, poi ci sono altre storie dove vogliamo rimanere quelli, cioè le sconfitte le viviamo come fossero la fine del mondo. Prima si poteva andare a prendere la maggior parte delle convocazioni da tre squadre sole, cioè Juventus-Milan-Inter che portavano il blocco squadra, ora prendiamo giocatori dall’Atalanta, dal Sassuolo e dal Genoa. Tutte le cose che propongono le partite sono un contributo importante».
RIVA – «Siamo felici di ricordare Gigi Riva, usava il personaggio per dare agli altri, quando aveva la palla sul sinistro – perché la portava sempre lì – quando mirava tra il palo di sostegno e il palo… la metteva sempre lì. Essere allenatori ha difficoltà se non ha quelle qualità».
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