Hanno Detto
Rummenigge: «No alla Superlega. Andrea Agnelli ha perso tutto, anche l’immagine»
Karl-Heinz Rummenigge, dirigente del Bayern Monaco, ha parlato del capitolo Superlega a La Gazzetta dello Sport
Si torna a parlare di Superlega perché domani la Corte UE deciderà su quello che potrebbe essere lo spartiacque del futuri. Su La Gazzetta dello Sport interviene Karl-Heinz Rummenigge. Membro dell’esecutivo Uefa, ex presidente dell’Eca, è stato un grande giocatore del Bayern Monaco, club di cui è ancora uno dei massimi dirigenti.
SUPERLEGA SCONFITTA – «É nei fatti, nel rifiuto dell’Europa al progetto. Manca soltanto la conferma legale».
PREOCCUPAZIONE – «Ora no. Lo ero la notte in cui hanno annunciato la Supelega. Erano dodici, avevano cercato di convincere invano noi e altri, erano alla rottura. Ho pensato: “E se fanno davvero la rivoluzione? Sarebbe il caos”. In due giorni la bolla è scoppiata. Ero allo stadio per il Bayern e Ceferin ogni cinque minuti mi mandava sms per dire: s’è ritirato il Chelsea, il Liverpool, il City… Era finita».
ANDREA AGNELLI – «Non sono più riuscito a parlare con Andrea dalla domenica in cui ha staccato il cellulare. Giravano voci, non veniva a Montreux e non rispondeva. Credo non abbia avuto il coraggio di dire cosa stava facendo. Capisco che il coronavirus abbia forzato i club ad accelerare, qualcuno voleva soldi freschi, ma quella presentazione non è stata professionale. Lui non lo capisco e mi spiace umanamente. Era presidente Eca, era nell’Esecutivo Uefa, era presidente di una Juve tra i cinque top club. Ha perso tutto. Anche l’immagine. Andavamo d’accordo, ma, quando gli dicevo che il calcio non è solo economia, non la pensava come me».
SUPERLEGA TORNEO CON I SOLITI CLUB – «Sì, ma il piano A, con le top d’Europa, era solo un alibi: il loro obiettivo è inserire arabe, americane, fare un torneo internazionale. Perdere le radici».
TANTE PROPOSTE DIVERSE – «Sono state tutte rifiutate culturalmente, calcisticamente ed economicamente. L’Uefa offre il miglior torneo possibile, la nuova Champions a 36 sarà ancora più spettacolare e aperta. Ha visto le feste del Copenaghen per gli ottavi? Doveva arrivare ultimo, s’è qualificato e per loro sembrava Natale. Devono vincere sempre i soliti? Nel calcio no, nel calcio c’è l’impensabile, l’emozione. Non la matematica. Nessuno in Germania andrebbe in Superlega, ci sarebbe una rivoluzione dei tifosi».
L’UE HA AIUTATO L’UEFA CONTRO LA SUPERLEGA – «Perché ha capito che un altro modello creerebbe soltanto danni. Il calcio è un fenomeno centrale della vita sociale. Milioni di persone nel week-end vanno allo stadio. Però ora la politica deve capire un’altra cosa. Quando parlavo con il proprietario americano del Liverpool mi diceva: “Perché in America investo e guadagno e qui ogni anno vinco e aumentano i costi?». Ecco il problema: vinci, incassi, ma stipendi e trasferimenti crescono. Andavo a Bruxelles per chiedere interventi e mi rispondevano sempre no: “Il mercato deve essere libero”. Troviamo il modo intelligente per fermare la corsa al rialzo che piace a chi ha soldi illimitati».