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Buon compleanno a… Francesco Graziani

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Oggi Francesco Graziani compie 71 anni: in carriera ha vestito maglie importanti come quelle di Torino e Roma, oltre che quella dell’Italia

Oggi Francesco Graziani compie 71 anni. I più giovani lo conoscono perché sa bucare il video, con la sincerità delle sue affermazioni o con le giacche che non possono proprio passare inosservate. I più anziani lo ricordano come un attaccante di grande generosità e dai tanti gol, soprattutto con il Torino con cui si è laureato capocannoniere. Un titolo che ritiene essere la soddisfazione più grande della sua carriera, come ha confessato in un’intervista ad Up Magazine Arezzo, città dove abita attualmente e prima squadra nella quale ha giocato: «É vero, è un premio personale, ma lo ottenni grazie a tutta la squadra. Con Paolo Pulici formavamo una coppia d’attacco assortita benissimo e poi c’era Claudio Sala che ci ispirava. L’anno prima il titolo andò a Pulici, poi lo vinsi io. All’epoca si chiamava premio Chevron, andava al giocatore con la miglior media realizzativa. Fu una gioia molto intensa. A quel punto capii di essere entrato nella categoria dei più grandi. Ma voglio specificare: una punta deve essere egoista nella misura in cui le sue scelte non vanno a scapito della squadra. Ecco, spero di essere stato, in questo senso, un grande attaccante».

Uno dei migliori complimenti possibili gliel’ha fatto Christian Panucci, che non apparteneva alla sua generazione e che – evidentemente – lo ha ammirato quand’era bambino, chiamandolo in causa a Sportmediaset nientemeno che in occasione dell’ultima finale di Champions League: «L’Inter doveva fare una gara intelligente e lo ha fatta. É stata perfetta. Se al posto di Lukaku, ci fosse stato Ciccio Graziani l’avrebbe buttata dentro».
In quel contesto, spesso Ciccio – come tanti lo conoscono – c’è e si impone con tutta la sua verve. Si potrebbe proporre un fil rouge delle principali squadre nelle quali ha giocato seguendo proprio le sue dichiarazioni più o meno recenti.

Il Toro e l’epopea dei Gemelli del gol è stata richiamata un po’ da tutti quando due giornate fa i granata hanno sconfitto 3-0 l’Atalanta mettendo insieme Zapata e Sanabria. Una scelta recente per il tecnico Juric, ancorato in precedenza all’idea di un unico attaccante con a supporto una batteria di trequartisti. Graziani si era già schierato a favore di un’opzione poi risultata vincente già in precedenza sulle colonne del quotidiano torinese La Stampa: «Che bello il Toro a due punte. È la strada giusta, parlo anche per esperienza personale. Un ottimo segnale per il futuro, infatti i granata da quando hanno adottato la nuova formula stanno recuperando posizioni. Sono contento che Juric abbia rivisto la sua idea di calcio, perché averne due lì davanti porta grandi vantaggi. I granata hanno fatto 21 tiri in porta con il Sassuolo. D’altronde, quando si gioca così cambia tutto, la squadra è molto più imprevedibile. Si è visto bene lunedì sera, a giovarne è stato anche il rendimento degli esterni. In questo modo ci sono sempre due opzioni: uno va sul primo palo e l’altro sul secondo. Quante volte l’ho fatto con Pulici e in nazionale».

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La Fiorentina e la rivalità feroce con la Juve, a moltiplicare quella vissuta in tanti derby spesso decisi proprio da lui, che a Luna Tv gli fa esternare ancora oggi un’opposizione che non conosce sconti: «Quando la Juventus perde, io godo. Prima di guardare ai risultati delle mie squadre del cuore, quelle in cui ho giocato, io vado a vedere ciò che ha combinato la compagine allenata da mister Massimiliano Allegri. Quando perde, godo; non posso farci nulla. Mi dispiace per i tifosi della Vecchia Signora, ma questa è la realtà dei fatti».
La Roma, nella quale oggi gioca quel Gallo Belotti spesso descritto come una versione aggiornata proprio di Graziani.

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Qui il pensiero è fisso al maledetto rigore fallito in finale di Coppa dei Campioni al cospetto di Grobbelaar, ovviamente rievocato quando i giallorossi hanno ritrovato il Liverpool sulla strada europea: «Ci penso sempre, nella vita ci sono cose belle e meno belle. Avrebbe arricchito una bacheca ma quando sbagli un rigore hai sempre la sensazione che hai penalizzato tante persone che volevano vincere».

Infine, la Nazionale.

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Che significa trionfo a Spagna ’82, raccontato ai partecipanti della sua Academy: «Se devo avere un ricordo di quella squadra è che non eravamo coscienti di essere davvero così forti, ma facendo una comparazione con i calciatori di oggi vi posso dire che quella era una squadra formidabile. Quel Mondiale fu un’esperienza meravigliosa. Certo, abbandonare il campo nella finalissima contro la Germania dopo otto minuti per infortunio non mi fece piacere, ma nel calcio occorre mettere in conto anche questo».

L’anno scorso Francesco, al compleanno, si è detto felice della vita che fa: «A me questi 70 anni piacciono. Mi sento in forma, gioco a calcetto. A questo punto, tanto che ci sono, vorrei vedere anche come sono gli 80, a Dio piacendo». Ci regali ancora tanti pareri, quelli come lui aiutano il nostro mestiere.

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