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Buon compleanno a… Oleksandr Zinchenko

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27 anni per Oleksandr Zinchenko, esterno dell’Ucraina e dell’Arsenal e in prima linea per quanto riguarda il conflitto in Ucraina

Oggi Oleksandr Zinchenko compie 27 anni. Lo abbiamo incrociato di recente in occasione di Ucraina-Italia, la gara che ha deciso chi dovesse accedere agli Europei prossimi venturi per via diretta. Un match sentito nei due Paesi, ma per ragioni e sentimenti opposti. Da noi il motivo principale era prettamente calcistico, uscire dalla delusione della mancata qualificazione in Qatar e riconnettere quell’esile filo tra l’oggi e la notte festosa di Wembley di due anni fa. Per i nostri avversari, invece, il tempo si conta diversamente e ne ha offerto una misura proprio lui, capitano della nazionale gialloblu: «Sarà una finale, la finale della nostra vita considerando il momento che stiamo vivendo. Non avremo bisogno di ulteriori motivazioni per affrontarla. Sappiamo bene come ogni nostra vittoria sia una bellissima gioia per ogni cittadino ucraino. Quando ho visto le immagini dei nostri soldati che assistevano alle partite mi è venuta la pelle d’oca. Questo è ciò che ci motiva tantissimo».

Come sia andata a finire è noto, uno 0-0 che ha consentito agli azzurri di sorridere, ma anche a indurre qualcuno – come Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport – a guardare in maniera spietata e lucida dentro l’evento: «Prevalgano una volta tanto il realismo e la serietà soprattutto in chi giudica: abbiamo una nazionale che individualmente non è superiore all’Ucraina, ventiduesima nel ranking mondiale. Giocatori come Sudakov, il pallino non solo di Giuntoli, Dovbyk e Tsygankov, punti di forza del Girona rivelazione della Liga, e Mudryk, la passione di Ancelotti, oltre a Trubin e Zinchenko, valgono i nostri. E sono anche abituati a misurarsi con campionati di alto livello».

Proprio lui, Oleksandr, quando aveva un po’ di anni in meno e si era giusto affacciato al grande calcio con un’estemporanea apparizione nel Psv e una già significativa militanza in nazionale, è entrato nell’orbita di alcuni club di Serie A. Su tutti il Napoli, che lo seguiva da quando si era messo in evidenza in Russia, nell’Ufa.

Sembrava fatto il passaggio in prestito dal Manchester City, Il Mattino lo aveva dato per fatto, con diritto di riscatto a 6 milioni. L’idea era di farne il vice-Callejon, per poi magari un giorno sostituirlo. Ma all’ultimo, a quel che si scrisse, a bloccare l’operazione fu Maurizio Sarri, più propenso ad affidarsi alle sicurezze garantite da Giaccherini che a scommettere su un nuovo acquisto. Che è tornato in auge, dalle nostre parti, allorché il connazionale Shevchenko si è seduto sulla panchina del Genoa, ma anche in quel caso l’idea non si è concretizzata.

Sarebbe stato interessante vederlo all’opera direttamente soprattutto perché chi arriva dalla scuola Guardiola di cose ne ha imparate parecchie. E i suoi anni al Manchester City sono stati certamente determinanti per la sua crescita.

Tanto è vero che il suo successivo club è l’Arsenal, la squadra che l’anno scorso con lui ha più conteso il titolo ai Citizens e che in questa stagione ha tutte le carte in regola per portare la sua sfida fino in fondo. Quanto il tecnico Arteta conti su Zinchenko lo si è percepito subito, dalla prima valutazione che ha fatto al momento del suo acquisto: «Lo conosco molto bene, è un calciatore eccezionale e aggiungerà competitività nello spogliatoio».

Dal giorno dell’invasione russa, è sempre stato più difficile parlare di Oleksandr per questioni calcistiche. Merito anche del suo impegno, apertamente manifestato partecipando a proteste pubbliche, un gesto difeso con nettezza da Pep Guardiola: «Cosa fareste voi se attaccassero il Regno Unito? Come vi sentireste? In Jugoslavia nessuno fece nulla e si uccisero gli uni con gli altri per anni. Purtroppo nel mondo ci sono tante guerra e muoiono tanti innocenti che vorrebbero solo vivere in pace».

Zinchenko non ha mancato di far discutere. Ha cancellato il messaggio social nel quale augurava a Vladinir Putin una «morte lenta e dolorosa». Più volte lo si è visto piangere in campo, commosso dalla solidarietà ricevuta in vari stadi. E alla BBC Sport, ha raccontato cosa significhi adesso la vita per quelli del suo Paese: «Mia moglie mi ha svegliato nel cuore della notte piangendo e mi ha mostrato i video, le foto. Piango sempre, non riesco a smettere di immaginare come sarà il luogo in cui sono nato e cresciuto, penso che tutto sarà abbandonato. Se non fosse stato per mia figlia e la mia famiglia, sarei corso lì. Conosco la mia gente e tutti la pensano allo stesso modo. Combattono per la loro vita. Sono orgoglioso di essere un ucraino e lo sarò sempre».

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