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Lazio, Lotito si racconta: «Lotirchio? Un soprannome che mi fa ridere»

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Le parole di Claudio Lotito, presidente della Lazio, ospite del podcast Zero Titoli, in cui il numero uno dei biancocelesti si racconta 360°

Intervenuto ospite nel corso del podcast  ‘Zero Titoli’ dei The Journalai, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, si è raccontato. Di seguito le sue parole.

SOPRANNOME LOTIRCHIO– «Il soprannome Lotirchio? Mi suscita ilarità, perché non corrisponde alla verità. Nasce da un fatto molto semplice. Quando io presi la Lazio aveva una situazione economico-patrimoniale particolare: fatturava 80 milioni e perdeva 86,5, aveva 550 milioni di debito. Prenderla era considerata da tutti una sfida impossibile, per me era come uno sport estremo. Per poterla riportare in condizione di equilibrio economico-finanziario ho dovuto assumere una posizione drastica, rigida contenendo i costi e assumendo una posizione in controtendenza. In questo contesto fare degli investimenti non era facile effettuarli. Per questo qualcuno coniò il termine ‘Lotirchio’. Ma non corrisponde alla realtà. Se si va a vedere oggi la Lazio, al contrario di quanto tutti pensano, è tra le società più solide da un punto di vista economico-patrimoniale, ha oltre 300 milioni di patrimonio immobiliare e circa 500 milioni di patrimonio giocatori e soprattutto ha coniugato risultato sportivi importanti perché dopo la Juve negli ultimi anni è quella che ha vinto più di tutti»

VITA POLITICA- «Mi trovo bene nella nuova veste da senatore. Sono molto impegnato, quando faccio le cose le prendo con serietà e determinazione, quindi in questo contesto, anche grazie all’apporto dei miei colleghi, ho trovato un contesto che mi ha messo a mio agio. Meglio entrare in senato o allo Stadio Olimpico? Bisogna tenere come se ne esce. Dal Senato ne esco bene, dall’Olimpico parlano i fatti e dicono che ne sono uscito indenne. E’ già qualcosa. Lo sport ha un aspetto valoriale, in politica ci sono delle situazioni che pretendono delle scelte che talvolta possono anche essere dannose, nel senso che essendo di parte potrebbero non trovare l’assenso di tutti».

MINISTRO DELLO SPORT- «Non è una carica alla quale aspiro. Mi comporterebbe eliminare una serie di attività che ho. Che faccio il ministro dello sport e il presidente della Lazio? È impossibile. Mio figlio? Sì, per carità, ma sicuramente lo sport è un mondo che dà ampie possibilità di intervento avendo le capacità e la volontà. Mio padre mi disse che il mio patrimonio è intelligenza, cultura ed educazione. Un pas par tout che apre le porte in tutto il mondo, ovunque vai. Se sei intelligente, sai leggere e scrivere e sei una persona educata, la gente ti rispetta. Poi ci sta qualcuno che ti fa le cianchette e apre le buche per farti cascare dentro. Io vengo da una mentalità papalina, quindi so uno di quelli che ti dà la mano per uscire»

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