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Buon compleanno a… Fabrizio Ravanelli

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Ravanelli

Oggi Fabrizio Ravanelli compie 55 anni. Chi l’ha visto giocare, sa benissimo che se c’è stato un attaccante in grado di scrivere pagine importanti in Italia e non solo

Oggi Fabrizio Ravanelli compie 55 anni. Chi l’ha visto giocare, sa benissimo che se c’è stato un attaccante in grado di scrivere pagine importanti – come il gol in finale di Champions League tra Juventus e Ajax – e di andare oltre i propri limiti, quello è stato lui. Che nei primi anni dopo il passaggio da Reggio Emilia a Torino è stato spesso descritto più povero tecnicamente di quel che fosse realmente. Per esprimere tutto se stesso e trovare il massimo del suo rendimento, aveva bisogno di un contesto che ne esaltasse la carica agonistica, la determinazione, l’impegno. E quando Marcello Lippi ha disegnato una Juve con le sue stesse caratteristiche, l’alchimia ha prodotto una coincidenza difficilmente riproducibile: lui e la squadra si assomigliavano perfettamente. Anzi, di più: erano perfettamente coincidenti. Per questo, probabilmente, ad un certo punto si sono divisi e quel momento è arrivato presto, raggiunta proprio la meta europea: certe combinazioni sono fuoco puro, è fatale che finiscano con l’incendiarsi. In quella magica serata dell’Olimpico, Penna Bianca va a rubare un pallone a Van der Sar e a metterlo in porta come solo lui avrebbe saputo fare. Per poi però mandare a quel paese il tecnico che lo sostituisce, impedendogli di essere un eroe nella pienezza dei tempi.

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Fine della storia, Rava viene mandato in Inghilterra, anche se quando parla di quei tempi e della sua juventinità ancora oggi non tradisce il minimo rancore. Non è come quegli ex che ritengono che tutto funzionasse solo nei tempi dorati dove erano in prima fila. Per questo, per una genuinità totale, esattamente come quando correva lungo il campo, la sua attuale vita da opinionista è interessante e merita un riepilogo su alcuni pareri espressi in questi anni.
Partiamo da un presupposto del suo nuovo lavoro: non nascondere la sua appartenenza, il punto di vista sentimentale; e, contemporaneamente, avere il senso della realtà, non occultarla per ragioni di tifo. Come quando, a inizio stagione, dopo avere osservato una maiuscola prestazione dell’Inter, a Sportmediaset non ha avuto esitazioni: «Da juventino, questa Inter fa paura. Squadra che è cresciuta tantissimo nell’autostima. Esprime uno strapotere fisico in ogni partita, ha creato tantissimo contro la Fiorentina». Quanto alle prospettive bianconere, le ha definite in un’intervista al Corriere della Sera, ritenendola da prime quattro ma non da scudetto, in linea con tanti altri, a partire da Massimiliano Allegri: «Credo che la vera Juve sia quella che ha vinto con l’Udinese, che in verità non era però in grande giornata. A Torino ha affrontato un Bologna che ha qualità di gioco e bravi giovani. Allegri ha una quindicina di giocatori all’altezza della situazione. La Juve può fare un grande campionato. Scudetto? Napoli e Inter favorite. I primi hanno cambiato poco e vanno con il cambio automatico. E i nerazzurri hanno fatto un mercato pazzesco: Pavard è forte e polivalente, Sanchez è tornato a essere un attaccante in grado di decidere le partite, il centrocampo è strepitoso e la difesa eccezionale. Un gradino sotto c’è il Milan, due gradini sotto la Juve».

Tra i pareri più curiosi, c’è quello espresso un anno fa a SkySport riguardante Rafa Leao, uno dei giocatori più discussi in Italia: «Leao ha le strappate, ma le strappate con la palla al piede. E credetemi, correre con la palla al piede per 50 metri è totalmente diverso che correre 20-25 metri per un inserimento. Io ho fatto l’attaccante, giocare con un calciatore come Leao avrei veramente goduto. È un giocatore che assomiglia molto ad Attilio Lombardo, che su quella fascia volava e faceva fare i gol a Vialli e a Mancini com’è successo domenica con Tonali. Mi sono innamorato di Leao, è stratosferico».

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Oppure, i consigli dati a Scamacca, invitato ad andare al Psg quando si profilava l’ipotesi di un trasferimento in Ligue 1: «Gianluca non fa bene, fa benissimo. Non solo va a misurarsi ogni giorno in allenamento e poi in partita con grandi campioni, ma è proprio la grandissima squadra l’ambiente perfetto in cui i campioni ti fanno sentire a casa, cosa che magari non succederebbe in un club medio pieno di invidie e gelosie. I campioni ti accolgono sempre alla grande: sei una risorsa da trattare bene e da far crescere. Oltre al fatto che parliamo di un giocatore che in prospettiva può diventare fra i migliori d’Europa».

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In Francia, Fabrizio ha fatto un pezzo della sua carriera. E un po’ di tempo fa, proprio come succede quando parla delle sue precedenti esperienze – compresa la Lazio dove ha vinto uno scudetto – ha mostrato di essere ancora legato ai luoghi e alle squadre dove è stato bene, confessando a Le Phoceen: «Mi piacerebbe diventare il ds del Marsiglia. La città e il club mi sono rimaste nel cuore, mio figlio Mattia è nato lì». Non sarebbe male vederlo lavorare accanto a Rino Gattuso, sarebbe un bell’esempio di italianità verace all’estero…

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