Focus
La fine degli arbitri non è il futuro, è già il presente
L’analisi sul futuro del mondo arbitrale con il progresso del Var e della tecnologia in campo. Tutti i dettagli
Al Corriere dello Sport, in un’interessante intervista concessa a Ivan Zazzaroni, Paolo Casarin aveva lanciato l’allarme: «Una persona importantissima mi ha spiegato che tra qualche anno prenderà il posto dell’arbitro, una figura destinata a sparire. Io quel giorno non voglio esserci». Il riferimento è alla tecnologia ed è comprensibile che un ex direttore di gara, che il calcio l’ha studiato sempre e che da anni ne scrive sul Corriere della Sera o ne parla Radio Uno, senta il dovere di lanciare un grido d’allarme. Oggi, dalle colonne del quotidiano milanese, ha specificato meglio il concetto, entrando nel dettaglio della previsione (apocalittica?) su una mutazione genetica che andrà a compimento: «In futuro il calcio super professionistico (circa 3% del totale mondiale) avrà bisogno di ulteriore tecnologia. All’arbitro sarà richiesta solo la comunicazione pubblica del lavoro eseguito dalla Var oltre agli interventi di bassa difficoltà. Il tempo effettivo supererà l’ora grazie alle poche proteste; in Italia si crede più alla tecnologia che all’arbitro! Si crede al fuorigioco di millimetri ma soprattutto si accettano i rigori, scoperti dalla tecnologia, per la squadra ospite senza battere ciglio. Si protesta spesso contro l’arbitro senza tener conto che l’arbitro in campo vede come nessuno a patto che sia capace di posizionarsi a distanza giusta dai protagonisti e non a ridosso, che colga l’ansia dei due giocatori, che sappia distinguere un gesto colpevole di reazione da uno scontro fisico normale. L’uomo Var vede dapprima solo tante fotografie senza anima e, talvolta, fa il ricercatore puntiglioso degli errori dell’arbitro quasi a volerlo sostituire».
Se non ci sarà la fine degli arbitri, anche se è già in atto quella di come sono stati intesi nel tempo, c’è sicuramente uno stato di crisi, come aveva denunciato pochi mesi fa Roberto Rosetti, presidente della Commissione arbitri dell’Uefa: «Ci mancano arbitri. È un problema di tutti i Paesi. E andando avanti così, sarà un problema di qualità degli arbitraggi». Eppure, in quel contesto, insieme alla denuncia di una mancanza di vocazioni, si era promosso il rapporto con il Var, almeno per quanto riguardava la precedente Champions League. Resta un ulteriore spunto, da questo insieme di opinioni: in un calcio sempre più televisivo, e tenendo di come il Var sia una zona protetta rispetto a chi sta sul campo, avremo chi vorrà fare il Varista di professione senza passare dal terreno verde, ormai sempre più svilito?