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Buon compleanno a… Marcelo Zalayeta
Oggi è il compleanno di Marcelo Zalayeta, l’ex attaccante ha giocato in Italia con le maglie di Juve, Napoli, Perugia, Empoli e Bologna
Oggi Marcelo Zalayeta compie 45 anni. Uruguay, Italia, Spagna e Turchia: sono questi i Paesi nei quali l’attaccante di Montevideo ha giocato, in una carriera piuttosto lunga. Gli si fa un torto, in effetti, ogni qualvolta ci si limita a ricordarne esclusivamente l’evento più celebre, a patto che non si trascurino alcuni dettagli di quella memorabile rete in Barcellona-Juventus, ritorno dei quarti di finale della Champions League 2002-03.
Intanto, l’importanza di quella rete, traducibile pertanto nella capacità di risultare decisivo nei momenti che contano, cosa che peraltro si poteva sospettare visto che aveva esordito in bianconero andando subito a segno a soli 19 anni. Senza dimenticare che El Panteron, con quella sua andatura felpata, anche successivamente propose il suo graffio in una sfida non meno fondamentale, sempre ai tempi supplementari, sempre contro una squadra spagnola, solo due anni dopo in un Juventus-Real Madrid giocato al Delle Alpi.
Poi, conta moltissimo il suo essere stato il perfetto attaccante di complemento, la riserva ideale che buttata sul piatto della bilancia determina la differenza. Al Camp Nou sostituisce Marco Di Vaio, ma non è l’unica situazione nella quale sembra una versione ancora più serena e flemmatica del Mister Wolf di Quentin Tarantino: arriva lui e risolve i problemi. Forse anche per quella sua caratteristica che recentemente Umberto Chiarello, giornalista di Canale 21, ha proposto a TvPlay con un giudizio estremo: «L’attaccante uruguaiano è stato il più grande centravanti che si è mai visto su un campo di calcio fuori dall’area di rigore. Era un fenomeno per come legava e cuciva il gioco, mandava dentro i compagni, ma in area di rigore era una pippa clamorosa». Prendete per vero soprattutto la prima parte del ragionamento, anche se esagerata, perché i gol fatti dicono un’altra cosa, ad esempio che all’interno dei 16 metri sapeva farsi valere nel gioco aereo, più per come sapeva capire dove andava il pallone che per elevazione.
Oltre alla Juve, in Italia Marcelo ha giocato con Empoli, Perugia, Napoli e Bologna.
Ad un certo punto, nel 2011, era nata pure la bufala di un suo trasferimento niente meno che alla Juve Stabia, una voce che il patron del club Franco Manniello snentì prontamente: «É fantacalcio. Ha dell’incredibile una cosa del genere. Il tutto nasce da una svista. Mentre erano a mangiare una pizza, un nostro collaboratore è stato preso per uno degli agenti del giocatore sudamericano e Zantu, un’attaccante angolano con passaporto francesce che stiamo cercando di tesserare, è stato invece associato a Zalayeta». Equivoci del calciomercato, nati anche perché spesso e volentieri lo si vedeva con la valigia in mano, intento a provare qualche nuova avventura. Del resto, la sua stessa esperienza con la Juventus è stato un continuo andare e venire, spezzettato in 3 fasi diverse, quasi che ogni tanto ci si ricordasse di lui e si sentisse il bisogno di un suo intervento.
In Italia, Zalayeta non ha mai raggiunto la doppia cifra nelle realizzazioni. Ai tempi del Bologna, quando si iniziava a sottolineare il suo contributo anche in termini d’esperienza, gli chiesero in che cosa consistesse il suo principale lavoro sul campo e lui rispose: «Io dico sempre che un attaccante deve segnare: è il gol che lo fa felice più di ogni altra cosa. Ma in questo periodo va bene anche così: è importante che arrivino questi risultati, poi se io segno va meglio ancora, ma se ne fa tre Adailton e vinciamo va alla grande lo stesso. Per ne non è problema se non segno: l’importante è vincere». Il gusto del gol, comunque, se l’è preso tutto nel suo Paese, in apertura e chiusura di carriera. Prima con il Danubio, poi con il Peñarol, si è preso le sue belle soddisfazioni, sia personali che di squadra.
Fino a quando, un giorno del 2015, con grande senso critico tutt’altro che frequente da trovare, ha annunciato il ritiro: «È una mia decisione, nata dopo che mi son reso conto che non sto dando, in questo campionato, ciò che dovrei dare. Ci sto pensando dall’inizio della stagione, non credo di essere un elemento di disturbo per il gruppo ma è una decisione che ho preso da qualche mese». Una dichiarazione con qualche mese d’anticipo, quasi per prepararsi a una nuova vita: aprire un chiosco di frutta e verdura con i suoi genitori. Ve lo immaginate dietro il banco?