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Roberto Baggio: «Noi numeri 10 siamo sempre stati discussi, ora ce ne sono pochi»
Sul Corriere della Sera Walter Veltroni prosegue la serie delle sue interviste ai grandi numeri 10 della storia. Oggi tocca a uno tra i più amati e discussi: Roberto Baggio
Sul Corriere della Sera Walter Veltroni prosegue la serie delle sue interviste ai grandi numeri 10 della storia della Serie A. Oggi tocca a uno tra i più amati e discussi: Roberto Baggio.
DIFFICILE ESSERE UN NUMERO 10 – «Sì, lo è sempre stato. Era già complicato ai miei tempi. Eravamo sempre discussi. Zola, ad esempio, per giocare è andato a Londra. Ora ce ne sono di meno, sono un genere in via di estinzione. Bisognerebbe stare dentro il mondo del calcio di oggi per capire le ragioni di questa eclissi della fantasia. Io non ci sono. So solo che per me quel numero corrispondeva al desiderio di fare le giocate, di inventare, di sentirsi liberi».
L’ESTRO COME REATO – «Quando giocavo in nazionale sono uscito dal mondiale e non mi hanno più convocato. Sembrava che il calcio non avesse più bisogno di fantasia, che considerasse l’estro un reato. Tutto era finito in mano alla tattica. Le partite non le vincevano più i giocatori, le vincevano gli allenatori».
I DOLORI – «Sono stati tanti. Quello fisico, conosciuto all’inizio della mia carriera, poteva davvero costarmi caro. La sofferenza era terribile ma ho imparato a conviverci, solo in quei momenti rimetti a posto le gerarchie della vita e ne capisci il senso profondo».
LA PARTITA CHE VORREBBE RIGIOCARE – «La finale dei mondiali del 1994 a Pasadena, Italia-Brasile. Non la posso dimenticare. Quella sì vorrei rigiocarla. Siamo arrivati un po’ cotti, avevamo fatto i supplementari con la Nigeria e mezz’ora in più, a quelle temperature, ti stronca. Se fossimo stati più lucidi forse sarebbe stata un’altra partita».
PERCHÉ NON É PIU’ NEL CALCIO – «Mah, io sono sempre stato in giro, sempre via, viaggi, ritiri, partite. Poi ti rendi conto che la vita ti sfugge di mano, che il tempo vola. Arrivi a una certa età e cominci a fare i conti con il tempo. Io, non voglio parlare per altri, voglio vivere questi anni in modo semplice, facendo cose semplici, godendo le mie passioni con la mia famiglia, i miei amici. E rispettando il mondo del calcio, che mi ha dato tantissimo».
COSA DIRESTI AL BAGGIO BAMBINO – «Di essere meno buono. Io, se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto. Credo di aver attraversato la mia vita con umiltà e coerenza. Per questo ho pagato dei dazi, ma va bene così. Qualche volta, per bontà o quieto vivere, ho seguito i consigli di altri e non le mie sensazioni».