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Perché nessuno ricorda a Zhang che voleva l’Inter «il club più vincente del mondo»

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Steven Zhang

La Gazzetta dello Sport fa il punto sulle ultime 5 stagioni dell’Inter, ovvero su quella che si può definire come l’era di Steven Zhang

Nel presentare il momento dell’Inter, assolutamente positivo data la leadership in campionato e i 7 punti in classifica dopo 3 gare di Champions League, La Gazzetta dello Sport fa il punto sulle ultime 5 stagioni, ovvero su quella che si può definire come l’era di Steven Zhang. Che a Milano si presentò con parole ambiziose e rischiose: «Il nostro obiettivo è fare dell’Inter il club più vincente del mondo». Ovvio che non è così e che ci può essere stata nella valutazione un po’ d’ingenuità del neofita, di eccessivo entusiasmo giovanile. Ma va detto che, al contrario di quanto accadde con Silvio Berlusconi che al suo avvento disse una cosa simile e volle essere valutato in relazione a quell’obiettivo, nessuno in questi anni si è messo a ricordare un progetto simile. Probabilmente per due ragioni, altrettanto forti.

La prima è il quadro internazionale, il cosiddetto contesto generale, termine caro a Giuseppe Marotta, che ha sempre proposto una lettura degli eventi e delle scelte fatte in relazione a un quadro più complesso. La leadership della Premier e la marea araba fanno sì che oggi chiunque pensi di farsi largo debba considerare il passo giusto da tenere, onde evitare di finire fuori strada. Sotto questo profilo, è bene ricordare – questo sì – che il calcio italiano è più attrattivo e l’Inter in particolare, ma gli stessi conti nerazzurri non sono tali da far pensare che sia possibile anche solo azzardare quel che ha provato Andrea Agnelli, amico di Zhang, con l’acquisto di Cristiano Ronaldo: fare un deciso balzo in avanti con l’acquisizione di un top player per sedersi al ristretto tavolo dei grandi. Se già si riusciranno a tenere i migliori, la gestione sarà da considerare di ottimo profilo e, pertanto, si potrà “perdonare” il non essere i più forti del mondo.

La seconda motivazione per la quale non ci si può lamentare è che l’Inter è progressivamente migliorata. La squadra del primo anno di Zhang non vinse nulla; nel secondo arrivò in finale di Europa League; al terzo portò a casa lo scudetto; al quarto Coppa Italia e Supercoppa; stessa cosa al quinto, con in aggiunta Istanbul ad andare a contendere al Manchester City la Champions League. Ad ogni passaggio se non c’è stato qualcosa in più – i tricolori possibili potevano essere di più – c’è stata comunque un’esperienza nuova fortemente positiva. Se al sesto anno arriverà la stella Zhang non sarà il più forte del globo, ma avrà certamente stabilito un ciclo tutt’altro che banale. E se Mourinho avrà ragione – «L’Inter dovrebbe vincere il campionato con 20 punti di vantaggio» – allora ci potrebbero essere le basi perché l’egemonia duri a lungo.

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