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Dagli spalti al vivaio fino al 1° goal: Matteo Ruggeri e un sogno chiamato Atalanta

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Il primo goal di Matteo Ruggeri con la maglia dell’Atalanta: la consapevolezza di avercela fatta con meritocrazia

La realizzazione di un desiderio inseguito, sognato, sfiorato e toccato con mano a suon di passione e sacrificio. Figuriamoci per un giovane calciatore che gioca nella squadra della sua città, indossando quella maglia che da bambino portava sugli spalti sognando di essere come i suoi idoli che vedeva in campo, e magari far parte a suo modo della storia del suo club.

Matteo Ruggeri ha segnato la sua prima rete con la maglia dell’Atalanta travolgendosi nell’emozione e consapevolezza di aver realizzato ciò che molti coetanei, amici hanno sì desiderato, ma mai avuto la possibilità di concretizzare. Non si sta parlando della classica favola del predestinato prossimo a diventare pallone d’oro, bensì qualcosa di più patriottico, più umano, più vicino alla gente: un lavoratore dai tanti pregi e difetti che è arrivato in alto grazie solo alla sua dedizione.

“Con tanta buona volontà dimostrerò alla città che sono in grado di volare se mi va”. Così diceva Chicken Little, etichettato da tutti come uno che non sarebbe mai riuscito a realizzarsi in ciò che voleva fare, per poi essere portato in trionfo pur non essendo il più forte: l’apparire degli altri che perde contro “l’essere” del caro Matteo.

Dagli spalti al settore giovanile fino al primo assaggio di Dea nel 2020. Serviva solo una vera occasione, il cogliere l’attimo per provare nel giro di due anni a prendersi un posto da titolare sulla sinistra. Ruggeri ha lottato, ascoltato e meritando quella fascia, facendosi spazio tra nomi più blasonati o giocatori più forti, nonostante i momenti altalenanti e le continue critiche di gente che lo riteneva neanche adatto alla Serie B.

Superare i propri limiti, anche conviverci ma mettendo sempre impegno e sudore (elementi che hanno sempre fatto parte dell’Atalanta) permettendogli di inseguire quel sogno: concretizzando tutto il 5 ottobre 2023 con un goal decisivo in quella Lisbona che consacrò la piccola Dea 35 anni fa in quel racconto tramandato anche a lui.

La consapevolezza di avercela fatta: sudore e sacrifici ripagati nell’orgoglio di parenti e amici più stretti e nella stima di tutti quelli che amano l’Atalanta, perché non c’è niente di più emozionante nel vedere un figlio di Zingonia, bergamasco, atalantino realizzarsi con i colori che ha sempre sognato di indossare.

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