Bundesliga
Buon compleanno a… Granit Xhaka
Oggi è il compleanno di Granit Xhaka, centrocampista che dall’Inghilterra si è trasferito in Bundesliga: la sua storia
Oggi Granit Xhaka compie 31 anni. É uno dei giocatori che nell’ultimo decennio più è stato accostato al calcio italiano senza mai arrivarci. Un corteggiamento da parte di diversi club e di lunga data, già avviato quando lo svizzero di origine albanesi giocava in Bundesliga da due stagioni. Era il 2014 e già si scriveva che fosse un concreto obiettivo dell’Inter. I media tedeschi insinuano che il giovane centrocampista fosse propenso a terminare la sua avventura nel Borussia Moenchengladbach e lui, dal ritiro della nazionale rossocrociata, era intervenuto tempestivamente sulla falsariga di come faceva in mezzo al rettangolo verde: «Io scontento? Non è assolutamente vero, queste sono cose che dice la stampa. Ho collezionato 28 presenze in 34 giornate, sono giovane e non so cosa si voglia di più. Tutti vorremmo giocare sempre ma il mister fa le sue scelte e poi a volte sono stato anche indisponibile, altrimenti avrei giocato di più». Peraltro, l’interesse nerazzurro non scema nel corso degli anni, anzi.
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Ci si sposta di un bel po’, Xhaka è già una pedina fissa dell’Arsenal, un vero e proprio veterano che colleziona più di 200 presenze con i Gunners e si fa insistente la corte della Roma. Lui è tutt’altro che insensibile. Non tanto per quello che propone Tiago Pinto, a coinvolgerlo è la garanzia del tecnico arrivato nella capitale: «La Roma è grande club, è normale mi faccia piacere che sia interesse nei miei confronti. Ora come ora sono concentrato solo sulla Svizzera e sugli europei. Quando tornerò a Londra vedremo, ho comunque ancora due anni di contratto con i Gunners. Tutti conoscono Mourinho e sanno di cosa è stato capace in carriera. Lui sa come si vince». In realtà il trasferimento non si concretizza e anche la Juventus, che un pensiero sul giocatore lo fa, rimane al palo.
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Dall’Inghilterra, per la verità, Granit se n’è andato. Ma invece che dirigersi verso di noi, ha scelto di ritornare in Germania, stavolta al Bayer Leverkusen: «Conosco il campionato dentro e fuori e l’ho sempre visto da Londra. Il Bayer è un club con una storia impressionante e obiettivi ambiziosi. Ma soprattutto lo vedo come un club con un grande futuro. Le discussioni con i responsabili sono state estremamente motivanti». Se fanno testo le prime giornate di campionato, Xhaka ha fatto la scelta giusta, visto che la sua nuova squadra sta contendendo al Bayern il primato in classifica e nello scontro diretto a Monaco ha pareggiato 2-2 con pieno merito.
Oltre alla storia nelle diverse società, c’è poi quella molto voluminosa con la Svizzera. Che in questi anni si è presa un bel po’ di soddisfazioni. Lui ha collezionato 117 presenze, è diventato il capitano, ha già disputato tre Mondiali e, soprattutto, è stato uno dei grandi protagonisti dell’ultimo Europeo. Quando alla vigilia della sfida con la Francia si è presentato in conferenza stampa con le idee chiare: «Dovremo dare il meglio per 120 minuti, poi vedremo se sarà sufficiente. Dovremo stare molto attenti perché hanno giocatori di classe mondiale: giocare più bassi non significa necessariamente essere difensivisti, vogliamo semplicemente essere dinamici e dimostrare la nostra forza. Vogliamo arrivare il più lontano possibile: questa squadra è pronta a scrivere la storia». Propositi che poi si sono concretizzati in una fantastica gara, vinta ai rigori, nella quale tutte le sue abilità nella gestione della palla e dei ritmi di gioco sono state esaltate e messe al servizio di una delle imprese più rilevanti nella storia sportiva del suo Paese.
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Recentemente non ha nascosto forti critiche al Commissario Tecnico Murat Yakin. I due non si amano, il giocatore era già stato duro verso il mister dopo il 6-1 patito dal Portogallo in Qatar. Nella penultima gara, a fronte di un 2-2 con il Kosovo, ha usato la clava affermando: «Ci si allena e si gioca così al parco giochi». Poi, nella sfida successiva, è andato in gol nel 3-0 contro Andorra, quasi a voler supportare la durezza delle parole con la coerenza dei fatti. Anche questo è Granit Xhaka: un carattere non semplice da gestire e un ottimo giocatore dai numeri importante.