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Buon compleanno a… Cristian Ledesma
Oggi Cristian Ledesma compie 41 anni. Centrocampista del Lecce prima e della Lazio poi attualmente ha assunto l’incarico di guidare l’Under 17 dell’Ascoli
Oggi Cristian Ledesma compie 41 anni. Centrocampista del Lecce prima e della Lazio poi, attualmente ha assunto l’incarico di guidare l’Under 17 dell’Ascoli e si è presentato con una dichiarazione non comune a quelli che fanno il suo mestiere: «Sono un ex calciatore, ma non bisogna pretendere che i ragazzi facciano le stesse cose che facevo in campo. Gli studi fatti a Coverciano ci preparano ad essere pronti a trasmettere dei principi nel modo giusto e la comunicazione credo sia uno degli aspetti più importanti. Non che tecnica e tattica contino meno, ma con le nuove generazioni il modo di dialogare è molto importante».
Recentemente, alcuni mesi fa, lo si è visto con la Coppa Italia in mano, a festeggiare allo stadio Olimpico il decennale della conquista in una finale indimenticabile con la Roma. Ha ironizzato anche sul suo aspetto e quello degli altri: «È bello potersi ritrovare tutti insieme dopo qualche anno. Rivedere i compagni, tutti ingrassati (e invecchiati, anche se nell’animo siamo sempre giovani. È bellissimo tornare allo stadio». Alcuni anni fa, a proposito del derby, aveva spiegato cosa fosse per lui a La Gazzetta dello Sport: «In Argentina avevo vissuto le emozioni di quelli tra Boca e River. Ma, una volta sceso in campo contro la Roma, ti accorgi che sei in una partita davvero unica. E io poi il derby della Capitale l’ho vissuto sempre col cuore in gola da innamorato della Lazio…».
Un amore durato 9 anni e interrotto in maniera dolorosa, tanto da portare Cristian lontano dall’Italia, nonostante la credibilità guadagnata nella sua lunga avventura da noi lo avesse portato a essere al centro dell’interesse di altri club e anche di qualche pensiero da parte della Nazionale, non portato a buon fine dal Ct Cesare Prandelli.
Non che in Brasile le cose fossero andate bene, il Santos fu una brevissima parentesi, prima del ritorno in Europa, tra Grecia, Svizzera e categorie inferiori in Italia. Ma in diverse interviste, Ledesma colse l’occasione per puntualizzare ciò che non era andato più bene durante la gestione di Stefano Pioli: «L’avventura con la Lazio e’ finita perché non volevo più vivere certe situazioni che ho vissuto nell’ultimo anno. Per me era importante non tanto il riconoscimento del professionista, anche se mi sentivo ancora un giocatore da Lazio, ma la valorizzazione della persona. Non sentivo il rispetto e la considerazione verso una persona che ha dato tanto alla Lazio. Non ho mai preteso di giocare, ma avrei voluto sapere quale era il mio ruolo e nell’ultimo anno ho capito che all’interno della squadra non avevo più un ruolo». E ancora: «Il Santos mi ha cercato e voluto anche per essere da esempio ai tanti giovani della rosa. Questo discorso lo avrei voluto sentire tanto alla Lazio e invece mi sono dovuto fare 11 mila chilometri».
L’incomprensione del finale e la rottura non ha portato a un distacco sentimentale dalla Lazio. Basta provare a chiedergli un parere e ci si accorge di quanto segua la sua squadra del cuore, di come le oltre 300 partite giocate con l’Aquila facciano parte indelebile della sua vita.
La cosa sorprendente è che questa storia avrebbe potuto essere totalmente diversa dall’inizio. Ledesma è una delle tante scoperte di Pantaleo Corvino, che nel 2001 lo scopre in un torneo in Svizzera quando fa parte del Boca. Lo porta in Salento, lui esordisce in A con il Lecce, ma nel 2004 rischia di andare al Milan. O meglio, ci va per essere aggregato per una serie di amichevoli estive, ma non si ferma, come ha svelato a Calcio 2000: «In quegli anni il Milan si affidava molto a questo tipo di soluzione. Aveva tanti calciatori in Nazionale, pertanto chiedevano a varie società di concederne alcuni in prestito per queste tournée, magari anche per conoscerli meglio. Ed è quello che accadde con me, anche se probabilmente non avrei dovuto accettare. Ammetto di essere stato un po’ ingenuo». L’occasione si andò a incrociare anche con un momento importante della sua vita familiare: «Mia moglie era in attesa del nostro primo figlio che sarebbe poi nato ad agosto, e quegli impegni iniziarono subito dopo la fine del campionato. Diciamo che non era il momento migliore per partire. Forse sbagliai, ma il Milan era il Milan. Infatti ringrazio chi mi ha scelto, perché lavorare per circa dieci giorni con campioni del calibro di Costacurta, Maldini, Ambrosini, Redondo e Serginho significò molto per me. Indipendentemente dal poco tempo a disposizione».