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Buon compleanno a… Domenico Tedesco

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38 anni per Domenico Tedesco, nato e cresciuto in Italia, affermatosi in Germania e attualmente commissario tecnico del Belgio

Oggi Domenico Tedesco compie 38 anni. Leggendo la sua biografia su wikipedia non si direbbe che dalle prime notizie si stesse parlando di calcio, visto che viene citata la sua laurea in ingegneria gestionale e un master in gestione dell’innovazione. La giovane età, poi non fa pensare a un allenatore, invece è esattamente questa la sua professione. Anzi, per meglio dire, è un Commissario Tecnico, guida il Belgio con il computo di portarlo al campionato Europeo del 2024 e, magari, riuscire in quell’operazione contraria rispetto a tanti appuntamenti del passato, dove i Diavoli hanno ricevuto tanti complimenti senza infrangere quel tabù della vittoria che prima o poi arriverà. Se fosse con un mister nato in Italia, cresciuto e affermatosi in Germania, sarebbe l’ennesima dimostrazione che mischiare le culture fa bene, è una condizione necessaria per crescere, laddove altri pensano che sia un esercizio di lesa sovranità.

Oggi il Belgio scende in campo ospitando l’Estonia ed è legittimo per Tedesco aspettarsi un regalo di compleanno. Tre giorni fa la squadra ha giocato in Azerbaigian vincendo 1-0. Nella conferenza di vigilia della gara in trasferta, si è avuto modo di cogliere alcuni elementi dello stile comunicativo del Ct e e della sua concezione calcistica. In Italia, ovviamente, a fare notizia sono stati gli aggiornamenti su Romelu Lukaku.

Ma i concetti più forti sono stati altri. Il primo è andare a contraddire l’opinione generalizzata che prefigurava la gara come se fosse una formalità e farlo esprimendo anche il proprio stato d’animo a viso aperto: «Io non mi aspetto una vittoria facile. Sono più nervoso del solito. L’Azerbaigian ha perso 5-0 contro la Svezia ma nella prima metà della stagione aveva il predominio del possesso palla. La Svezia ha segnato l’1-0 solo con una palla lunga. Qui c’è davvero una squadra che sa giocare a calcio. La loro ala sinistra Sheydayev potrebbe giocare in qualsiasi squadra. La chiave sarà la mentalità. Con il giusto stato d’animo, possiamo trovare il gol». Poi, la valutazione sul peso specifico dell’assenza di De Bruyne, un modo perfetto per definirne la leadership proprio quando non c’è, stabilendo una forma di responsabilità per tutta la squadra: «Non esiste alcuna copia di De Bruyne. Dovremo sostituirlo collettivamente. Il giocatore che giocherà al suo posto dovrà giocare con molta intensità e dovrà scegliere il momento giusto per chiedere la palla tra i piedi e correre in profondo. Anche il Manchester City non sa come sostituire De Bruyne con un solo giocatore».

Diciamo la verità, siamo lontani mille miglia dagli allenatori che vivono di frasi fatte e se questo è il frutto dei suoi studi, si inizi a Coverciano a proporre discipline che il pallone lo trattano poco o nulla, può essere una salutare full immersion in altri mondi, che contribuirà ad allargare gli orizzonti e a rendere più ricco il discorso calcistico.

Sei anni fa, quando un po’ a sorpresa Tedesco venne presentato come la nuova guida dell’Hoffenheim, il Corriere della Sera lo segnalò come «l’ultima espressione di un nuovo trend che possiamo battezzare come Nagelsmannismo, dal nome di Julian Nagelsmann, il tecnico che all’età di 28 anni, nel febbraio 2016, è diventato l’allenatore dell’Hoffenheim». Adesso era lui ad avere gli occhi addosso con lo stesso incarico e si presentava alla stampa parlando del 4-3-3 come del modulo preferito e di una convinzione forte: «Il mio calcio unisce un atteggiamento da tedesco al lavoro difensivo da italiano».

Nel nostro Paese, Domenico è venuto ad aggiornarsi e chissà che prima o poi qualche società non punti su di lui, adesso che la sua maturazione è approdata ad uno stadio molto interessante. Sceglierlo non sarebbe più né un azzardo, né un esperimento, né ancor più una concessione al nuovismo, tentazione nella quale ogni tanto è facile cadere. Per intanto, seguiamolo da lontano, con tutta l’attenzione che merita.