Hanno Detto
Donadoni: «Col Milan ho giocato anche da marziano, ne sono un tifoso»
Roberto Donadoni è stato uno dei protagonisti del grande Milan degli anni ’80 e ’90 e si è raccontato a tal proposito a La Gazzetta dello Sport
Roberto Donadoni è stato uno dei protagonisti del grande Milan degli anni ’80 e ’90. Allenatore, Commissario Tecnico della Nazionale all’Europeo del 2008, ha parlato con La Gazzetta dello Sport.
DA BAMBINO – «Sono cresciuto a Cisano Bergamasco giocando con i compagni di classe delle elementari, la mia prima squadra. Tutti bravi, sfidavamo quelli delle medie. A me toccava giocare col freno a mano tirato».
IL PRIMO COLPO DI BERLUSCONI – «Bertolotti, presidente dell’Atalanta, aveva deciso di vendermi alla Juve ma io, supportato dal ds Previtali, spinsi per il Milan. Tifavo per loro…».
ESPULSO COL MALINES E MIGLIORE IN CAMPO – «Mi riusciva tutto sì, anche se il risultato si sbloccò dopo la mia espulsione… Fu una delle mie prestazioni migliori. Ne ricordo un’altra, in Nazionale. Italia-Ungheria, arrivavo da mesi di pubalgia, la mattina della partita mi svegliai col solito dolore. Misi il piede in campo e il fastidio sparì. Segnai due gol e procurai un rigore, gara chiusa dopo 45′. Mi sentivo un marziano. Nella ripresa il dolore tornò».
SACCHI – «Arrigo era molto esigente, si sa, aveva questa tendenza a parlarti in partita. E se giocavi sulla fascia vicina alla panchina… Una volta mi martellò senza sosta durante un’amichevole. Gli dissi: “Mister, almeno oggi mi puoi lasciare tranquillo?”»
COVERCIANO – «Avevo smesso di giocare e mia moglie mi suggerì di fare il corso a Coverciano. Non ho mai capito se l’ha fatto per me o per sé stessa: forse si era stufata di avermi sempre tra i piedi…»
UN UOMO DI PAROLA – «Mi chiamò Boban ma io ero allo Shenzen, non me la sentii di lasciare in corsa. Sono una persona di parola. Nel ’96 ero in scadenza col Milan: mi proponevano un anno, io ne chiedevo due e mi accordai con i New York Metrostars. Feci un buon Europeo e Galliani mi chiamò: “Ti offriamo altri due anni”. Andai negli Usa. Nel 2017 Tavecchio mi chiamò per il dopo Ventura. Ero in ufficio con Fenucci e Bigon, lo misi in vivavoce: “Presidente, la ringrazio ma ho un impegno col Bologna e voglio onorarlo”»