Calcio italiano
Buon compleanno a… Mattia Cassani
Oggi è il compleanno di Mattia Cassani, ripercorriamo le tappe della sua carriera nel mondo del calcio
Oggi Mattia Cassani compie 40 anni. Alle spalle ha 20 anni di carriera, già conclusa un lustro fa. Tante squadre, a cominciare dalla Juventus, che rappresenta un curioso inizio e l’apogeo delle proprie soddisfazioni. In bianconero Mattia ci cresce, fino a un rapidissimo esordio in quel di Kiev, in Champions League. Giusto pochi attimi di gara nei minuti di recupero, mandato in campo da Marcello Lippi in sostituzione di Marcelo Salas. Il miste bianconero, diventato Commissario Tecnico della Nazionale, nel suo mandato bis è anche colui che lo fa esordire in azzurro anni dopo, nella prima delle sue 11 apparizioni lungo 3 anni, un percorso neo quale anche il successore Cesare Prandelli gli concederà qualche possibilità. La Juve è l’avversaria contro la quale, quando veste il rosanero del Palermo, inventa la classica rete della vita, un bolide da fuori area che vale la vittoria per 3-2 e che lui, in un’intervista a Mediagol, incasella come il massimo che c’è, quantomeno nella sezione siciliana del suo lungo viaggio: «C’era uno stadio strapieno, tutto vestito di rosa, la Juve era una rivale storica. Ancora oggi, pur essendo uscito da anni dal mondo del calcio, quando vado in giro in vacanza o per lavoro, prendendo aerei incontro palermitani, che ancora si ricordano di quel gol. Nonostante abbia fatto una miriade di presenze in Serie A e nel Palermo stesso e vissuto tanti momenti significativi. Ho giocato tante bellissime partite, ma quel gol rimane indimenticabile un po’ per tutti».
Il Palermo è stata la squadra nella quale Cassani è stato più a lungo, 6 anni senza interruzioni, ritagliandosi uno spazio importante. La Sampdoria, invece, è stato l’unico club nel quale ha militato in due sezioni distinte: due sole presenze da gennaio a giugno del 2003 in Serie B; una stagione in A 12 anni dopo, quando torna con la convinzione di «avere chiuso un cerchio» (anche se non sarà così)
In blucerchiato, forte dell’esperienza maturata in precedenza con il Verona, per l’appunto il Palermo, la Fiorentina, il Genoa e il Parma, Cassani vive con la consapevolezza che questa è una delle ultime occasioni importanti. La prima parte della stagione vede Walter Zenga alla guida della squadra, con il quale confessa di avere «un ottimo feeling».
Quando l’ex portiere viene sostituito da Vincenzo Montella, Mattia non nasconde di avere avuto incomprensioni e problemi quando le loro strade si sono incrociate in precedenza. Anche per questo, riuscire a sanare un rapporto e ottenere buoni risultati significa molto: «Con Montella ho fatto metà stagione a Firenze e mi usava poco. Mi sono rimesso in gioco, lui ha azzerato il passato, ha detto che tutti avremmo dovuto meritarci la maglia sul campo. Ho avuto le mie chance ed è un motivo d’orgoglio». E a Sky racconta di come si stia gustando questa parte finale della sua vita professionale, che avrà poi un’appendice in un biennio a Bari in Serie B: «Accetto con piacere gli anni che passano. So che accresco il mio bagaglio, che poi metterò a disposizione dei miei figli o dei miei giocatori se allenerò. Anche se le doti fisiche calano rimane la testa e con quella si valutano meglio molte situazioni in campo».
Mattia Cassani appartiene anche a quel gruppo di giocatori che ha reso orgoglioso il calcio italiano per come ha saputo vivere sul campo il fallimento del Parma senza abdicare, continuando a lottare con ancora più energia. Quella stagione resta un motivo d’orgoglio in tutti coloro che ci sono stati, senza scappare da una situazione oggettivamente molto dura per chiunque, a maggior ragione uno come lui che pensava di avere firmato l’ultimo contratto della sua vita: «Ci siamo guardati in faccia facendo vedere che chi è rimasto a combattere lo ha fatto con il cuore e la voglia di dimostrare che avremmo combattuto a viso aperto con tutti». Giocare a calcio per ragioni diverse da quelle di un semplice risultato sportivo è qualcosa che resta dentro: «In questa situazione vengono fuori valori umani prima che sportivi, vedere i dipendenti venire al campo e incoraggiare i giocatori è un gran risvolto umano». Oggi che il Parma è nuovamente una società in grado di competere a testa alta, è più che giusto ricordarsi di chi lo ha fatto in tempi bui.