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Buon compleanno a… Rodri

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Rodri

Oggi Rodri compie 27 anni. Vi arriva come l’uomo del momento dopo il gol vittoria contro l’Inter in finale di Champions e la Nations League vinta con la Spagna

Oggi Rodri compie 27 anni. Vi arriva come l’uomo del momento e se qualcuno dicesse che sta passando da un ricevimento a un altro non si potrebbe che dargli ragione. Il centrocampista del Manchester City non solo ha deciso con la sua rete la finale contro l’Inter. Dal riconoscimento di Player of the Match di Istanbul è passato a essere nominato Giocatore della stagione della Uefa Championa League 2022-23, premio ottenuto con il voto del panel degli osservatori tecnici dell’Uefa.

I numeri personali giustificano tanta luce addosso. Ha giocato 12 gare nella competizione; oltre che ai nerazzurri ha fatto gol contro il Bayern, aprendo le marcature del 3-0 con il quale Guardiola ha seppellito la sua ex squadra. Ha registrato una precisione nei passaggi del 93,8%, che è come dire con una formula matematica che ha una percentuale di errori minima, se non infinitesimale. Ha corso 134,8 chilometri, arrivando a toccare come velocità massima i 31,6 km/h. Busquets, che è stato il modello di riferimento, il giocatore studiato, sarà certamente orgoglioso di sapere che esiste un centrocampista così. Uno che magari al sembrare appariscente, preferisce stare «in campo per rendere la vita migliore ai compagni», secondo definizione del suo attuale allenatore. O che al Mondiale, in Qatar, nello scorso anno, quando si prospetta l’idea che il reparto di mezzo venga composto da Gavi, per l’appunto Busquets e Pedri, non si fa certo spaventare dall’ipotesi di fare qualche passo indietro e piazzarsi al centro della difesa: «Mi posso adattare bene come l’hanno fatto prima di me Fernandinho al City o Fabinho in emergenza al Liverpool, e più indietro c’è il caso di Mascherano. Le due posizioni sono simili, quando giochi dietro devi solo ricordarti che sei l’ultimo ma la sostanza non cambia molto, soprattutto se giochi in una squadra con la difesa alta. Finisci per trovarti in una posizione molto simile».

Sbaglierebbe, però, chi limitasse le competenze di Rodri a un’attitudine tattica, per quanto di livello molto superiore ai più. Il gol che vale la prima coppa per il secondo club di Manchester e che fa scattare ufficialmente la corsa del City per raggiungere prima o poi i rivali dello United, mostra una qualità tecnica sopraffina: «È stata l’unica occasione in tutta la partita in cui ho avuto l’opportunità di portarmi così avanti, gli spazi erano molto stretti: inizialmente ho pensato di calciare forte, ma poi mi sono reso conto che avevo di fronte sei avversari e ho deciso di piazzarla». E lo fa benissimo, mettendo il pallone dentro una cruna dell’ago neanche troppo metaforica. Prima e dopo ci sono quei momenti che magari non sono troppo evidenti ma che fanno capire quanto sei in serata. Come andare a murare Calhanoglu che si scuote dal suo torpore per provare un tiro da lontano. O andare a ingaggiare e a vincere un duello in corsa su un’avanzata di Bastoni, a spezzare il ritmo della reazione interista. É lì che ti rendi conto quanto Rodri stia bene nella sua squadra, l’enorme peso specifico di quello che fa nelle situazioni difficili, più ancora di quando tutto funziona a meraviglia e il City appaia come un rullo compressore.

Quando si parla dei giocatori che innervano il Guardiolismo, esiste la tentazione di considerarli parte di un’architettura costruita perfettamente, negando quel tanto di cuore che invece esiste e non in misura lieve. Se Rodri e i suoi compagni sono riusciti quest’anno a vincere il Treble, non è solo perché il loro mister lo aveva già fatto col Barcellona ed è stato bravissimo a replicare quella ricetta catalana, aggiornandola con lo stile di gioco che si pratica in Inghilterra. C’è anche la determinazione maturata dalle perdute occasioni precedenti. L’ultimo atto col Chelsea di due anni fa e anche l’uscita per mano del Real Madrid nella scorsa edizione, un “dolore” che lo spagnolo ha raccontato così: «L’eliminazione dalla Champions è stata come una guerra, una grande, grande battaglia. Continuiamo a pensare a quello che è successo. È difficile. Ognuno di noi aspetta otto mesi il momento di andare in finale e poi, all’ultimo minuto, se ne va. La sconfitta contro il Real Madrid è stata così, così grande, ma il calcio stesso è così». Il primo dei Citizens a calciare verso la porta nella recente sfida vinta 4-0 è stato lui, non Haaland o De Bruyne. Forse si poteva capire pure quella sera che sarebbe stato lui a decidere la Champions League 2022-23.

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