Champions League
La Russa: «L’Inter in finale Champions ha insegnato come si superano le difficoltà»
Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha parlato da tifoso interista alla Gazzetta dello Sport in vista della finale di Champions
Il presidente del Senato Ignazio La Russa è un accanito tifoso dell’Inter. A La Gazzetta dello Sport ha raccontato la sua passione nerazzurra e le sue sensazioni sulla finale di stasera con il Manchester City, che vivrà a Istanbul.
FINALE – «Mi hanno chiesto di stare nelle fila delle autorità governative, ma vado vicino ai dirigenti dell’Inter: almeno posso esultare se mai dovesse servire…».
INTER CLUB PARLAMENTO – «Siamo una squadra bipartisan. Una delle più accanite è l’ex capogruppo Pd, Simona Malpezzi. L’aver eliminato il Milan toglie a tutti ansia di prestazione, ci rilassa: vogliamo con il cuore la Coppa, ma se andasse male ci siamo risparmiati in partenza gli sfottò milanisti».
LE ALTRI FINALI DELL’INTER – «Non ero ancora maggiorenne quando la Grande Inter vinse la prima nel 1964. Studiavo in un collegio nella Svizzera tedesca e mi fiondai davanti all’unica televisione che c’era. L’anno dopo ero a San Siro: della partita col Benfica ricordo la pioggia e una certa insoddisfazione. Avrei voluto vincere meglio. Ricordo la sconfitta dolorosa col Celtic nel 1967, mentre quella con l’Ajax nel 1972 l’ho un po’ rimossa: erano troppo superiori… Nel 2010 eravamo sicuri di vincere, c’era un sentimento opposto a quello di ora: se non avessimo vinto allora sarebbe stato un fallimento, adesso no».
COSA INSEGNA L’INTER DI OGGI – «L’importanza di non arrendersi e superare le difficoltà. Quando sono stato eletto presidente del Senato ho citato una frase di Pertini: “Nella vita talvolta è necessario saper lottare non solo senza paura, ma anche senza speranza…”. Due mesi fa tutti immaginavamo chi sarebbe stato il prossimo allenatore dell’Inter, invece Inzaghi ha lottato, ed eccoci tutti a Istanbul».
INZAGHI – «Ho sempre detto che è uno dei migliori tattici, deve solo acquistare un po’ più di grinta. Non amo definire l’Inter pazza, piuttosto è… dipendente dagli stati d’animo. Abbiamo interrotto questa dipendenza solo con allenatori che con il carisma impedivano agli umori di determinare i risultati. Da Bersellini al Trap, da Conte a Mou è sempre stato così. Inzaghi è diverso, ma sta cambiando e gli ultimi mesi sono stati positivi. Come gestore di esseri umani ha una tecnica diversa: vuole tenere tutti sulla barca, mentre altri tenevano più fermo il bastone del comando»