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Atalanta-Fiorentina: i difetti e l’analisi di Italiano

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Atalanta-Fiorentina, i difetti e l’analisi di Italiano al termine della partita persa al Gewiss Stadium

Difficile non condividere l’analisi di Vincenzo Italiano al termine di Atalanta-Fiorentina, dove i viola sono usciti sconfitti di misura per il gol di Lookman poco prima dell’ora di gioco. La squadra continua a non segnare e 7 reti in 8 giornate sono davvero troppo poche per nutrire ambizioni almeno pari a quelle della scorsa stagione. Ma il mister non ha torto nel sottolineare che a Bergamo qualcosa si è visto che possa rappresentare un germoglio di speranza, la svolta potrebbe arrivare molto presto e sarebbe opportuno che ci fosse già in Conference League, anche per rafforzare il morale con un successo che avrebbe un peso percepibile in classifica: «Noi creiamo e lavoriamo, ma dobbiamo trovare la qualità per fare gol. Penso che ne verremo fuori, non è possibile il contrario».

Tra le soluzioni che certamente possono aiutare ad uscire dall’impasse, c’è senza ombra di dubbio l’apporto di Jovic. Lo stesso allenatore ha sottolineato il buon ingresso del giocatore, che in un quarto d’ora più recupero ha fatto molto per segnalare la positività della sua presenza. E siccome la stoffa del bomber c’è, non è un azzardo pensare che col suo entrare in forma una parte dei problemi offensivi potrebbe risolversi. Ma sarebbe riduttivo, ovviamente, affidarsi a un solo giocatore, per quanto importante. E sotto questo profilo, Atalanta-Fiorentina ha denunciato abbastanza chiaramente una serie di limiti d’interpretazione, difetti che vanno corretti. Partendo però da una consapevolezza che al Gewiss Stadium è emersa: la Fiorentina ha giocato alla pari degli avversari, ha tenuto bene il campo e spesso se lo è preso, non è apparsa una squadra senza idee. I difetti più macroscopici quali sembrano essere? Limitandoci a valutare quanto visto a Bergamo, ne emergono tre, così come sono apparsi nella cronologia della gara.

La fatica a trovare la profondità. Significativo l’inizio di gara. I viola partono bene, l’Atalanta è confinata dietro, ma si va al tiro sempre e solo da fuori. Gli attaccanti si muovono molto, aiutano negli scambi, ma non ci sono i sincronismi giusti per entrare in area. Ci sono un po’ troppi ricami, per quanto bene eseguiti. E i centrocampisti – Bonaventura e Barak – si limitano a giocate lineari, senza scatti di fantasia che creino un po’ di quella imprevedibilità necessaria. Buona e corretta distribuzione nel breve, nessuna invenzione (anche perché Barak è stato marcato da De Roon in maniera implacabile).

Reattività in area di rigore. Nel primo tempo e nel secondo Saponara ha avuto due interessanti situazioni all’interno dell’area. Ne è uscito un tiro centrale e una svirgolata. Sono due situazioni che indicano una mancanza di ferocia. Non è il primo compito del trequartista, ma è indicativo di un atteggiamento che sembra orientato più a concentrarsi sulla preparazione che sulle conclusioni.

Il peso degli errori. Muriel ieri è apparso ispirato dal primo pallone che ha toccato. Resta il fatto che il numero che ha determinato la rete decisiva, oltre che favorito da un rimpallo che ha condannato un Martinez Quarta fino a quel momento attento, nasce da un fallo laterale. Sono disattenzioni gravi, che rischiano di minare la serenità di un reparto che invece è apparso lavorare bene fino a quando si è rimasti sullo 0-0. Poi gli squilibri per rimontare hanno concesso troppo campo all’Atalanta, ma era giusto tentare il tutto per tutto e di fatto non è successo nulla, né davanti né dietro.

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