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Il Napoli di Spalletti supera l’esame di laurea
La grande vittoria di San Siro lancia il Napoli di Luciano Spalletti in vetta alla classifica: un esame di laurea superato a pieni voti
Milan Napoli valeva molto e la vittoria di Simeone e compagni regala il primato in classifica insieme all’Atalanta. Tre punti che permettono agli azzurri di pensarsi grandi, anche se sanno benissimo che vincere a San Siro non è l’unica garanzia richiesta per partecipare da protagonisti fino in fondo alla lotta tricolore. Anche nei 2 precedenti campionati il Napoli aveva conquistato l’intera posta. E l’anno scorso il peso specifico poteva essere apparentemente maggiore perché il successo arrivò alla diciottesima giornata, candidando la squadra di Spalletti a un ruolo di primo piano nella lotta per il vertice.
Anche perché, in quella partita, il Napoli riuscì a reggere l’onda d’urto degli avversari per 85 minuti più recupero, visto che era passato già al quinto con una deviazione di Elmas da calcio d’angolo. E lo aveva fatto con una gestione serena, capace di fare andare vuoto gli uomini di Pioli, pericolosi solo nel servire nel finale palloni aerei su Giroud. Ieri, il francese ha rappresentato un pericolo costante: ha colpito una traversa – con l’intervento decisivo di Meret – nel primo tempo e nel finale ha contributo a portare Kalulu a centrarne un’altra. Ma proprio questi episodi, che rendono la vittoria del Napoli esagerata guardando all’andamento della gara, la rendono più preziosa e chiudono come meglio non si potrebbe questa primissima fase di campionato.
Alla vigilia Spalletti aveva parlato di Milan-Napoli come di un «esame di laurea». Come dire: abbiamo fatto un percorso già significativo, adesso vediamo quanto siano preparati. Un giusto approccio per tre considerazioni: non aveva senso caricare di eccessivo peso una gara in un contesto di classifica che ancora non vede chiari segnali sul vertice, ma era doveroso sottolineare che se fai punti in casa dei campioni d’Italia acquisisci uno status significativo; era importante capire come l’entusiasmo maturato col punteggio pieno in Champions League andasse a riverberarsi sul campionato; l’assenza di Osimhen e quella di Leao regalavano un suggestivo confronto sul peso di giocatori dominanti e vincerlo significava conseguentemente promuovere la rosa.
L’esame di laurea è stato passato. Magari senza lode o dignità di stampa, ma con un punteggio alto. Vediamo il perché.
1 – La funzione di controllo. Nel primo tempo il Milan ha concluso 11 volte in porta e il Napoli solo 3. Nella ripresa i rossoneri si sono ripetuti con la stessa quantità, gli azzurri hanno raddoppiato la loro produzione. Già a Firenze il Napoli aveva interpretato una prima frazione di gioco senza acuti e stando piuttosto rintanato dietro. Tipico di chi non deve dimostrare niente e sa che uscirà fuori (lo si è visto subito, già a inizio ripresa). C’è della maturità in questo (che poi è la condizione di base per iscriversi all’università, averla superata e avere consolidato nel tempo il sapere acquisito).
2 – Il fattore Kvaratskheila. Già nel primo minuto Kjaer ha ingaggiato con lui una prova di forza. Il Napoli ha un giocatore che misura la propria e l’altrui competitività. Non gli riesce tutto, ovviamente, ma ti obbliga a un lavoro sporco in fase difensiva non facilmente sopportabile. Il Milan ha speso 2 gialli sul georgiano, Pioli è stato indotto a fare entrare Dest che poi è cascato nel fallo da rigore sull’ala sinistra del Napoli. Osimhen è tante altre cose, ma Kvara non è meno importante.
3 – La forza dei peones. Mario Rui tra i migliori in campo, che ispira Simeone per un grandissimo gol. Spalletti vince anche con un giocatore affidabile come il portoghese, ma non privo di partite insufficienti nel suo curriculum e non certo un big come il suo omologo nel ruolo nel Milan, Hernandez. E con attaccanti come Simeone – e Politano prima dal dischetto – che non sono certamente titolarissimi ma che offrono soluzioni importanti. Osservate come il Cholito partecipi all’azione vincente: la preparazione vale quanto la finalizzazione. É quando vedi che tutti sono pronti a diventare protagonisti che capisci che una squadra si è laureata.