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Arrigo Sacchi e il Milan di oggi – VIDEO

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La storia tra Sacchi e il Milan è leggenda: ma anche a fine carriera il Vate di Fusignano non perde occasione per parlare del suo primo amore

Dalle colonne de La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi non smette mai di intervenire sulla sua passione: il calcio, purché interpretato alla sua maniera. Una lettura degli eventi “forte”, mai banale, rigorosamente “sacchiana” perché le idee sono sempre quelle, modulate su ciò che presenta l’attualità. Ecco una carrellata di pareri espressi da luglio in poi a proposito del Milan di oggi, non senza riferimenti a quello di ieri.

DYBALA AL MILAN? «Dybala farebbe bene, ma deve correre di più»

LA FAVORITA PER LO SCUDETTO. «Vedo l’Inter in vantaggio. Dal punto di vista tecnico e dell’esperienza, per me, anche nello scorso campionato era la più forte. Poi ha vinto il Milan, con merito, ma i valori rimangono».

IL MILAN SULLA GRIGLIA DI PARTENZA. «Sarà lì, a lottare per il titolo. A un patto, però: che dimentichino in fretta quello che hanno fatto, una specie di miracolo, e si mettano sotto a lavorare per cercare di migliorare e di colmare quelle lacune evidenziate nello scorso campionato. Partono dall’entusiasmo per lo scudetto conquistato, e questa è una bella dose di energia, ma guai a loro se si sentono arrivati».

CHI SARA’ L’UOMO DECISIVO? «La squadra che giocherà meglio. Vogliamo metterci in testa, noi italiani, che il calcio è uno sport di squadra e non individuale? Io ho vinto uno scudetto con il Milan e Van Basten ha giocato poco più di tre partite, poi ho vinto una Coppa Campioni e Gullit ha disputato soltanto una gara. Serve il gioco. Se ce l’hai, anche senza grandi giocatori a disposizione, arrivi tra le prime quattro. E Atalanta insegna».

I GIOCATORI PIU’ INTERESSANTI. «I giovani, soprattutto. Penso a Tonali e a Barella: voglio vedere come crescono. E mi incuriosisce Pobega, molto interessante. Ma in generale, dato che il calcio italiano sta vivendo un periodo nero, mi aspetto che ci sia un salto di qualità collettivo e che a trascinare questa rivoluzione non siano l’Atalanta, il Sassuolo o il Verona, ma le grandi del nostro campionato. Se Inter, Milan e Juve dettano le regole, allora tutti gli altri li seguiranno. Invece qui si pensa solo a comprare dei giocatori, come fossero delle figurine… Ma il Milan non ha insegnato nulla? Si è fatto male Kjaer, Ibra ha giocato pochissimo, e stiamo parlando di due pilastri, eppure i rossoneri hanno vinto lo scudetto. Qualcosa vorrà dire, no?».

IL MIO MILAN. «L’importante, al di là dei nomi, è che il pubblico capisca una regola fondamentale: il club, con la sua storia e il suo stile, viene prima della squadra e la squadra viene prima del singolo. Un esempio? Angiolino Colombo, in tre anni di Milan, ha vinto più di Maradona, e lo dico non per denigrare l’immenso Diego, ma per spiegare che il gruppo vale più del fuoriclasse»

DIFETTI DEL MILAN IN PRECAMPIONATO. «Ho notato che la squadra si allunga troppo. Oggi bisogna che i giocatori formino un blocco in costante movimento: pronti ad attaccare e a difendere insieme. Al massimo la lunghezza della squadra deve essere di 30 metri, senno si perdono le connessioni tra i reparti… Pian piano i giocatori entreranno in forma e troveranno anche il giusto sistema di gioco. In generale, mi piace che le nostre squadre si misurino con rivali stranieri, così vedono che tipo di calcio si fa all’estero. Velocità, pressing, movimento costante».

MILAN-UDINESE 4-2. «I rossoneri devono essere più compatti e giocare palla a terra».

ATALANTA-MILAN 1-1. «Leao è svogliato, bisogna lavorarci. Bravo Bennacer. A parte il gol, davvero bello per il modo in cui ha preparato il tiro e per la precisione, mi è piaciuto per come ha diretto le operazioni in mezzo al campo. Sempre pronto al pressing e ad accorciare la squadra, Bravo anche a far girare il pallone velocemente. La rapidità di tocco è fondamentale nel calcio moderno».

MILAN-INTER 3-2. «Che bei gol quelli di Leao e Giroud. Però sono stati Tonali e Bennacer a far girare la squadra».

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