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Fiorentina Napoli: Spalletti deve essere più felice di Italiano

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Un pareggio tutto sommato giusto quello tra Fiorentina e Napoli: ma ecco perché Spalletti può sorridere più di Italiano

Fiorentina Napoli si è chiusa un po’ a sorpresa sullo 0-0, a dimostrazione che in Italia la fase difensiva è così importante e ben delineata che quando si confrontano due formazioni aggressive e propositive – come sono quelle di Italiano e Spalletti – il risultato può essere l’annullamento reciproco. Ne è uscita fuori una partita dinamica e muscolare, che l’arbitro Marinelli ha interpretato in modo britannico, lasciando correre tanti pseudo-contatti, senza preoccuparsi dei mugugni del pubblico e del crescente nervosismo dei giocatori.

Chi delle due contendenti può essere più soddisfatto? Prescindendo per un attimo dalle dichiarazioni di fine partita, probabilmente a doversi ritenere più soddisfatto non è il mister della squadra più “piccola”, ma quello di una delle concorrenti per lo scudetto. Proviamo a spiegare il perché.

Italiano ha visto una Fiorentina secondo quelle che sono le sue caratteristiche. Ben disposta in campo; brava – salvo una sbavatura a fine primo tempo – nell’impostazione da dietro, compreso il supporto del portiere Gollini; atleticamente come sempre migliore nella prima frazione di gioco, dove corre a ritmi spesso difficili da resistere, però capace anche di estrarre energie residue nel finale di gara; infine, un Amrabat che ha saputo essere un reale punto di riferimento, trovando anche il passo per qualche strappo in avanti e non perdendo mai la capacità di garantire equilibrio e consistenza alla squadra.

Tutte voci positive, che rendono il Franchi non facilmente espugnabile. Ma il mister viola deve preoccuparsi del terzo 0-0 consecutivo tra campionato e Conference perché la squadra crea troppo poco in relazione agli sforzi compiuti. Sottil va al tiro anche quando non dovrebbe, vanificando i suoi spunti con conclusioni senza punture di spillo. E Jovic viene servito poco e male, aumentando una frustrazione che rischia di diventare endemica o che lui almeno sente come tale vedendo il linguaggio del corpo (e il giallo per proteste). 

Apparentemente Spalletti dovrebbe mangiarsi le mani, giocando per ultimi c’era l’occasione di dormire da soli in testa alla classifica. E, soprattutto, di dare ancora più forza all’idea di una squadra che dopo i tanti gol con Verona e Monza sapeva superare l’ostacolo più alto di questa fase. Tutto vanificato dallo 0-0, che ai punti non è peraltro un risultato scorretto. Ma il punto di Firenze è buono. Perché il Napoli ha saputo resistere contro una squadra molto ben organizzata e aggressiva e c’era il rischio di pagare un serio dazio dopo che già al terzo minuto Anguissa si è trovato gravato di un’ammonizione.

La squadra è uscita alla distanza, ha avuto le occasioni più grandi e Lozano se n’è divorata una enorme. Si badi bene, Lozano ispirato da Kvaratskheila, ovvero i due meno ispirati e più in difficoltà dell’intera partita, che però hanno estratto il momento più pericoloso che avrebbe potuto decidere l’incontro. Anche questo è un buon indizio per il futuro, al di là del rimpianto momentaneo. Inoltre, Spalletti ha tentato la mossa della sostituzione di tutti e 3 i componenti dell’attacco ed è proprio così che la parte finale della gara ha visto un Napoli dominante, almeno sul piano delle intenzioni e delle premesse offensive.

Lui non è rimasto particolarmente soddisfatto: «Non siamo riusciti a dare l’impulso che avrebbero potuto dare i giocatori freschi». Vero, però può diventare una prassi, un modo per determinare la spallata nelle situazioni di equilibrio ed è bene avere testato Raspadori, Simeone e Politano insieme. Ce ne sarà bisogno, a vedere un campionato dove in testa c’è grande affollamento e i punti si possono perdere in non pochi campi. Avere un’assicurazione in attacco – almeno sul piano teorico – è un buon punto di partenza. Oppure lo zero nella casella dei gol segnati farà pensare a più di uno che di un Cristiano Ronaldo che c’è la necessità urgente se si vuole cominciare a sognare davvero in grande?

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