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Calcio e guerra: ultras neonazisti diventano soldati in Ucraina
Calcio e guerra: ultras neonazisti diventano soldati in Ucraina. Si tratta del Battaglione Azov, usato da Putin come pretesto per l’invasione
Non è la prima volta che i tifosi più caldi di alcune squadre di calcio si schierano in prima linea in un conflitto militare per un ideale politico, spesso malato e distorto.
È entrato nella memoria collettiva Željko Ražnatović, capo ultras della Stella Rossa di Belgrado. Era chiamato Arkan, la tigre, ed era a capo di un gruppo di nazionalisti serbi, Le tigri di Arkan, autore di numerosi episodi di genocidio nel corso della guerra in Jugoslavia.
Nel caso della guerra in Ucraina, si è distinta una milizia in particolare, attiva sin dall’inizio della crisi, nel 2014: si tratta del famigerato Battaglione Azov, una divisione militare di matrice neonazista e fortemente anti-russo. Gli ultras che ne fanno parte sono un settore della curva del Metalist Kharkiv, squadra nella quale era transitato anche il Papu Gomez nella stagione 2013-2014, prima di approdare all’Atalanta. Questa brigata ha commesso numerosi crimini di guerra, tra cui l’uccisione di massa di prigionieri e l’occultamento dei cadaveri in fosse comuni.
Il Battaglione Azov è la ragione principale per cui Putin continua a definire l’invasione come denazificazione dell’Ucraina. Ovviamente si tratta di una fazione dell’esercito, che non rispecchia la mentalità della popolazione.