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Sacchi: «Scudetto? Juve favorita, Allegri sa come si vince. Milan senza esperienza, l’Inter…»
L’ex tecnico del Milan Arrigo Sacchi ha detto la sua sul campionato che va ad iniziare: ecco le sue parole alla Gazzetta dello Sport
Arrigo Sacchi, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha fatto il punto sul campionato che si appresta a ricominciare:
FAVORITA – «La Juventus. Credo che i bianconeri partano davanti anche perché l’Inter ha perso due giocatori importanti come Hakimi e Lukaku, ma soprattutto la sua guida: Conte aveva fatto un lavoro straordinario riuscendo a sovvertire un pronostico che anche lo scorso anno vedeva favorita la Juve».
RITORNO ALLEGRI – «Allegri sa come si vince, è un allenatore pragmatico oltre che un grande tattico: conosce le strade che portano alla vittoria. La sua Juve non è stata sempre convincente, ma in Italia conta soprattutto il risultato e Allegri sa come ottenerlo. Non mi ha sorpreso che sia stato richiamato alla guida della squadra anche se è difficile ripetersi. La Juve voleva cambiare qualcosa, ma ha affidato prima a Sarri e poi a Pirlo una rosa costruita per Allegri, che è molto bravo a fare acquistare giocatori in linea con le sue idee. Comunque la rosa bianconera è molto ricca ed è composta da elementi di grande spessore».
BLOCCO ITALIANO – «Nei nove scudetti consecutivi, in particolare nei primi, il gruppo italiano è stato decisivo. Bonucci e Chiellini hanno carattere, conoscenza, personalità. E trasferiscono tutto questo ai ragazzi più giovani. Con Chiesa Madre Natura è stata generosa: potenza, velocità, forza, tecnica. Deve però pensare di più e muoversi nei tempi e nelle distanze giuste. Può sfruttare la possibilità di allenarsi con Ronaldo, che in queste cose è un maestro. Chiesa deve imparare a sfruttare la sinergia con i compagni, altrimenti resterà discontinuo».
COSA AGGIUNGE LOCATELLI – «Molte cose. Locatelli ha tempi di gioco, qualità. E ha ancora margini di miglioramento: deve essere sempre presente nel gioco. Quando ha la palla è un direttore d’orchestra come ce ne sono pochi».
RONALDO – «Io sono un socialista vecchia maniera: per me sono tutti uguali. Quando allenavo, se un giocatore non stava bene lo sostituivo o lo lasciavo in panchina. Che si chiamasse Gullit, Van Basten o Baresi. E facevo un favore a ciascuno di loro, perché il calcio non è uno sport individuale. Non esiste il calciatore che si debba caricare la squadra sulle spalle: bisogna migliorare la sinergia tra i giocatori».
PUNTO DEBOLE – «Il collettivo. Chi vuole batterla dovrà avere un collettivo e un impianto di gioco migliore. I bianconeri punteranno su difesa, concretezza e individualità. La Juve ha tanti solisti e di conseguenza ha la necessità che tutti loro abbiano la modestia giusta per migliorare e l’altruismo per giocare con la squadra e per la squadra. La collaborazione aumenta il talento e Dybala, ad esempio, ne ha moltissimo».
RIVALI – «Difficile dirlo adesso. Per quanto riguarda l’Inter, bisogna vedere la reazione dei giocatori che vorranno dimostrare di essere competitivi anche senza Lukaku e Hakimi. Dzeko è molto bravo, ma ormai ha una certa età e caratteristiche diverse dal belga. Il Milan non ha esperienza e nemmeno sufficiente qualità a parte alcuni elementi. E ha perso Donnarumma e Calhanoglu. L’Atalanta sarebbe una sorpresa, anche perché ha meno soldi degli altri o comunque preferisce non spenderli. Napoli e Roma non hanno una storia piena di vittorie, e la storia conta. Mourinho è bravo e pragmatico, Spalletti l’ho sempre ammirato anche se magari non sempre è riuscito a completare il suo lavoro. Però un allenatore non è un mago: l’ambiente che lo circonda è determinante. La cosa peggiore non è non avere soldi, ma non avere idee e un ambiente abituato a vincere. Mi auguro, comunque, che la meravigliosa prestazione della Nazionale all’Europeo abbia insegnato qualcosa sull’importanza del gioco, delle idee e dell’atteggiamento».