Editoriale
Italia campione d’Europa, le pennellate d’autore di Mancini
La vittoria ai rigori contro l’Inghilterra ha decretato l’Italia campione d’Europa esaltando il lavoro straordinario di Roberto Mancini
Non è mai consigliabile rispolverare il vecchio e sgradevole refrain “ve l’avevamo detto”, eppure l’Italia campione d’Europa non è esattamente una sorpresa. Fiducia e consapevolezza hanno di pari passo accompagnato la spedizione azzurra anche nei nostri pensieri e parole già all’indomani dell’amichevole contro la Repubblica Ceca.
E con le sue di parole, Giorgio Chiellini, durante la splendida intervista di coppia con Leonardo Bonucci, ha ammesso che qualcosa di magico si respirasse nell’aria già da maggio. Una percezione condivisa da tempo che vi abbiamo raccontato giorno dopo giorno, partita dopo partita.
La finale di Wembley ha messo in risalto una squadra colta di sorpresa nei primissimi frammenti, ma poi capace di riprendere il controllo lentamente quanto inesorabilmente. Fino a dominare buona parte della ripresa e gioire dal dischetto. Grazie alla leadership della coppia centrale, alle folate di Chiesa, ancora tra i migliori nelle nostre pagelle Italia Inghilterra, e alla reattività di Donnarumma, votato miglior giocatore di Euro 2020.
Tempo perso tutte le inutili preoccupazioni e dietrologie sull’arbitraggio, sulla presunta alleanza Ceferin-Johnson e via discorrendo. Non c’era da piangersi preventivamente addosso, c’è stato invece di che piangere di gioia. E le lacrime di Roberto Mancini e Gianluca Vialli sono state le più toccanti. Due amici per la pelle, due uomini di calcio immensi nella loro diversità.
D’altronde il Commissario Tecnico azzurro sarebbe impensabile non considerarlo il principale artefice di questo capolavoro. Colpi di tacco e di genio come quando indossava la numero 10. Pennellate d’artista tratteggiate sul prato verde e prim’ancora nello spazio sacro dello spogliatoio.
La sua Nazionale diverte e si diverte, ha acquisito forza e sicurezza rinascendo dalle macerie della gestione Ventura e adesso siede sul trono continentale con indiscusso merito. E con la convinzione di poter recitare ruolo da protagonista anche nei prossimi Mondiali. Ma questa è un altra storia, adesso godiamoci quel titolo che mancava dal lontanissimo 1968. Grazie Mancio, grazie Azzurri.