Calcio Estero
Tottenham Espirito Santo: un allenatore-ripiego basterà per invertire la rotta?
Dopo aver sondato numerosi allenatori, il Tottenham ha ripiegato su Espirito Santo, ora chiamato a risollevare un club in netta controtendenza
Per anni, il Tottenham è stato tra i club meglio gestiti d’Europa, uno di quelli che ha ottenuto i risultati migliori in rapporti agli investimenti ottenuti. Il lavoro di Pochettino ha cambiato la storia degli Spurs a 360°: con lui in panchina, gli inglesi sono diventati una partecipante fissa alla Champions League, sedendosi sullo stesso tavolo (e spesso facendo anche meglio) delle altre big 6, che pure partivano da un enorme vantaggio economico. Il club ha avuto una crescita enorme di fatturato, con il nuovo avveniristico stadio che fotografa bene le ambizioni della società. Inoltre, dal punto di vista tecnico, quello del Tottenham era un contesto tanto efficace quanto intrigante. A Londra, un sacco di giovani sono stati valorizzati, diventando alcuni tra i giocatori migliori al mondo. Gli Spurs sono stati anche piuttosto innovativi dal punto di vista tattico: la Premier League era ancora lontana dall’impatto avuto dal guardiolismo e i suoi discepoli, era ancora un campionato molto “inglese” e acerbo tatticamente (basti pensare al titolo vinto dal Leicester). Pochettino era invece riuscito a inculcare i suoi principi anche in un calcio storicamente avverso ai cambiamenti: il suo Tottenham praticava un gioco moderno, caratterizzato da un furioso contropressing e da una fase di possesso molto fluida e paziente, con un’uscita da dietro molto elaborata. Qualcosa che nel 2015/2016 era ancora difficile da vedere in Premier.
Insomma, la finale di Champions del 2019 non era solo un premio al grande lavoro svolto, bensì la sensazione che il futuro fosse radioso per gli Spurs. Neanche due anni dopo, il pensiero comune sulla società presieduta da Levy è totalmente cambiato. Il Tottenham viene da due stagioni fallimentari, concluse ben lontane da un posto in Champions League. Nell’ultima annata (con Mourinho esonerato a stagione in corso dopo aver preso il posto di Pochettino nel novembre 2019), gli Spurs hanno ottenuto in extremis un misero settimo posto valido per la neonata Conference League. Quello che prima sembrava un ambiente granitico e ottimo in cui lavorare, è di colpo tornato confuso e instabile, con continui cambi di panchina, risultati mediocri e poche certezze tecniche.
Un’estate difficile
La società sta passando un’estate complicata: tra mancata qualificazione in Champions e le porte chiuse a causa della pandemia, il calo dei ricavi è stato enorme (per non parlare della propria stella, Harry Kane, che minaccia di andarsene). Non a caso, la trattativa per l’allenatore è stata una vera e propria telenovela, conclusasi solo a fine giugno con l’ingaggio di Nuno Espirito Santo.
Tottenham 𝒇𝒊𝒏𝒂𝒍𝒍𝒚 announce their new manager… Nuno Espirito Santo ⚪ pic.twitter.com/02NqcNxpCg
— B/R Football (@brfootball) June 30, 2021
La vignetta di B/R Football ironizza sul fatto che l’allenatore portoghese sia stata di fatto una delle ultime scelte, con la società del neo DG Paratici che precedentemente ha cercato di prendere altri nomi. A un certo punto sembrava imminente l’arrivo di Conte, con i tifosi che già sognavano un allenatore di successo in una squadra che non vince da tantissimo tempo: la trattativa si è però bloccata a causa delle richieste troppo onerose del tecnico leccese. Sono poi sfumati sul più bello anche Fonseca e Gattuso. A quel punto, la società ha fatto un tentativo per Lopetegui (protagonista di uno strepitoso biennio a Siviglia), il quale ha però rifiutato un ingaggio importante per rimanere nella città andalusa, Nuno Espirito Santo, ufficializzato da poco, è stata una conseguenza di questi rifiuti.
Un tecnico molto portoghese
Molto vicino a Jorge Mendes, il tecnico portoghese è l’uomo che ha riportato il Wolverhampton dalla Championship all’Europa. Se gli altri allenatori ipotizzati per la panchina londinese si caratterizzavano per un calcio ambizioso e propositivo, Nuno è l’esatto opposto. Rappresenta abbastanza fedelmente lo stereotipo dell’allenatore portoghese, una scuola che – persino in anni dove i lusitani hanno una generazione di talenti forse irripetibile – si distingue per un approccio molto reattivo e attendista. Il suo Wolvherampton era una squadra ben allenata e molto ostica da affrontare: si distingueva però per un gioco molto diretto e attendista. Era una squadra che stava per molto tempo senza palla, difendendosi con un baricentro basso: era tra quelle che pressavano meno in avanti. Non voleva gestire molto il pallone e aveva una fase di possesso piuttosto diretta e rudimentale. Alzava anzi molto la palla (soprattutto cercando Raul Jimenez) e attaccava principalmente in ripartenza.
Insomma, se gli altri top club inglesi possiedono allenatori che fanno un calcio ambizioso e propositivo, in grado di esaltare il talento a disposizione, il Tottenham ha preso un allenatore quasi opposto. Espirito Santo è piuttosto minimalista, un tecnico che nella (stucchevole) vulgata comune che contrappone i “risultatisti ai giochisti” verrebbe etichettato come “pragmatico”. Probabilmente, c’era l’intenzione di dare solidità a una squadra troppo fragile. Ciò non toglie che questa scelta presenti molti rischi: si tratta di un allenatore tutto da testare in club più ambiziosi. Inoltre, alla luce delle ultime due complicatissime stagioni e della probabile partenza di Kane, il nuovo allenatore del Tottenham deve avere un importante compito di ricostruzione. Con molti pilastri della squadra di Pochettino partiti o comunque a fine corsa, è necessario plasmare gli Spurs del futuro e valorizzare la rosa, creando una forte identità nel medio-lungo periodo.
Insomma, molti temono che si stia quasi dilapidando lo status che si era costruito dopo anni e anni di lavoro. Tant’è che quasi non si parla più di Big 6 in Premier, bensì di “Fab Four”, visto che Liverpool, Chelsea, Manchester City e Manchester United stanno accumulando un gap tecnico ed economico sempre più ampio verso Tottenham e Arsenal. Oltre a essere un nome di ripiego che non emoziona quasi nessuno, Espirito Santo avrà l’arduo compito di invertire la rotta e tracciare il futuro del club.