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Editoriale

Euro 2020, dramma Eriksen: l’amore di Kjaer, l’umanità dei giocatori danesi

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Euro 2020 scosso dal dramma che ha coinvolto Christian Eriksen: il comportamento del grande amico Kjaer e dei suoi compagni un esempio di amore e rispetto

Il crollo al suolo e quegli occhi sbarrati: il mondo del calcio si è paralizzato nell’attimo in cui il cuore di Christian Eriksen ha smesso di battere al 43′ di Danimarca-Finlandia, derby scandinavo di Euro 2020. Minuti di angoscia e di sgomento prima delle notizie confortanti che hanno fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti.

Troppe le immagini drammatiche del passato che si sono accavallate nella mente di ogni appassionato. Ancor più agghiaccianti gli interminabili istanti di massaggio cardiaco e defibrillatore con i quali lo staff medico ha ri-donato la vita al giocatore dell’Inter. Rianimatori meravigliosi e straordinari, come sempre d’altronde in ogni giorno della nostra vita.

E in quei momenti è emersa con forza la grandezza anche di altri uomini. Ha fatto il giro del mondo e ha emozionato lo scatto fotografico che ritraeva i giocatori danesi attorno al loro compagno durante i concitati soccorsi. A coprire con una sorta di muro d’umanità la privacy dello sfortunato campione. Con rispetto e infinito amore.

Quello stesso amore che ha riposto in ogni frammento Simon Kjaer. Un Uomo, con la “U” maiuscola. Proprio lui Kjaer, uno dei migliori amici, il primo a fiondarsi sul corpo esanime di Eriksen per evitarne il soffocamento e il primo a rimanere al suo fianco non appena sopraggiunti i dottori. Fermo immobile a osservare e in qualche modo a dare forza con la sua presenza.

E poi quel caldo abbraccio condiviso con Schmeichel alla moglie di Chris, Sabrina, scesa in campo gonfia di lacrime. Con freddezza e lucidità, il capitano della Danimarca non ha sbagliato una mossa. Ed ha avuto ancora la forza di giocare una volta ottenute le rassicurazioni del caso e definita la ripresa del match. Un restart che, onestamente, lascia però molte perplessità. Lo stato d’animo dei danesi (ma anche quello dei finlandesi) non poteva essere l’ideale per giocare a calcio. Ne valeva la pena?

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