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Juve, non è una maledizione Champions ma una missione fallita
I bianconeri escono agli ottavi di Champions per il secondo anno consecutivo. Ronaldo stecca e Pirlo non riesce a ribaltare il 2-1 di Oporto
La Juve fuori dalla Champions fa sempre notizia, specie a marzo e in particolare contro una squadra senza troppe pretese come il Porto di Conceiçao. Facile nascondersi dietro alla maledizione europea che affligge i bianconeri da quasi 25 anni, molto più difficile analizzare le cause di un fallimento clamoroso e inaspettato. Quattro gol subìti tra andata e ritorno sono un lusso che questa Juve non si può permettere, Chiesa non è bastato, Morata e Ronaldo hanno deluso, e Pirlo finisce schiacciato dalle responsabilità, dai suoi errori e da aspettative forse eccessive. Non per l’approdo ai quarti di Champions, obiettivo minimo di una stagione improvvisamente in salita, la cui mancanza si rifletterà anche a livello finanziario.
Ma eccessivo pretendere che una squadra nuova e giovane si comporti e vinca esattamente come le ultime, guidate da un gruppo più affiatato e d’esperienza. Il principale obiettivo stagionale fallito a marzo è un brutto colpo per Pirlo, ma probabilmente, a differenza degli ultimi anni, la società a inizio stagione più della vittoria della Champions ha evidenziato la necessità di far crescere un gruppo nuovo, con giocatori giovani, per vincere in futuro. Le colpe di dell’eliminazione sono di Pirlo ma anche di chi l’ha scelto, degli infortuni che hanno fiaccato il gruppo e di Ronaldo che in campo non è riuscito a fare la differenza. Dell’approccio molle di Oporto e dell’incapacità di chiudere la qualificazione con l’uomo in più allo Stadium. Tra andata e ritorno l’unico a meritarsi i quarti è stato Chiesa con i suoi 3 gol, mentre è mancata tutta la Juve.