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Milan, dalla “distanza sociale” di Romagnoli al flop dell’attacco: cosa non ha funzionato
Il Milan non è in crisi, come potrebbe chi è secondo in classifica e ancora in corsa in Europa, ma può entrarci se non cambierà qualcosa
Il Milan festeggia in silenzio la qualificazione agli ottavi di finale di Europa League ottenuta con due pareggi contro una compagine modesta come la Stella Rossa. Due gare giocate, per lo più, in superiorità numerica ma che hanno continuato a testimoniare i passi indietro compiuti dai ragazzi di Pioli da un mese a questa parte.
CALO FISIOLOGICO – Che il Milan avesse viaggiato sopra le proprie possibilità per oltre un anno era, non nascondiamoci, sotto gli occhi di tutti: una squadra costruita per non arrivare quinta che guarda tutti dall’alto verso il basso senza mai dimostrare cali, di tensione o tecnici, è stato un miracolo sportivo dovuto all’ottimo lavoro svolto da Pioli e giocatori ma anche allo straordinario link sinergico venutosi a creare tra Milanello e Casa Milan con Gazidis, Massara e Maldini sempre presenti e sul pezzo. Un anno di bel calcio, vittorie e soddisfazione che non può, anzi non deve, essere assolutamente messo in discussione al termine di un mese “sottotono”.
NON SOTTOVALUTARE IL PROBLEMA – Dall’altro lato, però, sottovalutare il problema facendo finta di niente a questo punto della stagione può diventare deleterio. Il Milan è in calo netto e ciò che fino ad un mese fa appariva facile e scontato, oggi sembra rappresentare un ostacolo insormontabile. La sconfitta contro lo Spezia ha acceso più di un campanello d’allarme per Pioli e compagnia che, forse per la prima volta in stagione, ha fatto sentire il Milan vulnerabile ampliando quelle piccole crepe fino ad allora passate inosservate.
MANCANZE – L’assenza di un ricambio per Theo Hernandez, Dalot ha ormai dimostrato ampiamente di essere adattato in quel ruolo, è un problema che il Milan si porta dietro sin dall’estate; la crescita di Tonali, ancora non avvenuta, e i problemi fisici di Bennacer hanno obbligato Kessié a compiere nuovi straordinari ponendosi troppo spesso sulle spalle l’intera linea mediana che ad oggi, 26 febbraio, è il vero punto debole della squadra. In attacco l’assenza di un giocatore come Calhanoglu, fuori forma dopo la convalescenza da Covid, è palese e Krunic – buon giocatore per carità – è tutto sommato una mezzala con capacità di inserimento e non un costruttore di gioco come il turco. Per quanto riguarda la difesa in molti chiedono la testa di Romagnoli ma focalizzarsi sul singolo, puntando peraltro il dito su limiti già noti ma passati in cavalleria, non è mai corretto e non lo è neanche in questo caso.
PROVVEDIMENTI – Il Milan tuttavia non è in crisi (come potrebbe esserlo una squadra seconda in classifica e ancora in corsa in Europa?) ma può entrarci se dovesse sottovalutare l’evidente calo di alcuni interpreti senza prendere i dovuti provvedimenti.
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