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L’Atalanta non è più una sorpresa: programmazione, intuizione e Gasp al centro di tutto
L’Atalanta elimina il Napoli e vola in finale di Coppa Italia contro la Juventus. Un piccolo traguardo per continuare a sognare, la rivincita di Gasperini
Conquistare i quarti di Champions è un’impresa. Raggiungere la seconda finale di Coppa Italia con Gasp in panchina, un anno dopo la doppia sfida contro il Psg in Europa, è programmazione. L’Atalanta ha smesso di essere una sorpresa da tempo, ora è lì a lottare un passo dietro le favorite per lo scudetto e a 90 minuti da un trofeo che manca dalla stagione ’62-’63. La Dea è stata bella, spregiudicata e Cenerentola, ora invece è pronta a riscuotere, dopo essersi attestata ad alti livelli con una continuità impressionante. Senza rinunciare mai al suo gioco e alle strategie societarie che puntano forte sulla programmazione, la crescita dei giovani e cessioni illustri per sostenere il progetto.
L’imprevisto Gomez è stato gestito da squadra vera e matura, il gruppo ha perso la sua guida tecnica e carismatica, ma si è ricompattato intorno a Ilicic, senza mai mettere il discussione l’altra guida, Gasperini. L’allenatore ha affrontato uno dei momenti più complicati degli ultimi anni a testa alta, e senza compromessi, obbligando la società a una scelta dolorosa – la cessione del capitano – per preservare il gruppo. L’Atalanta dà quasi sempre l’impressione di avere gli 11 giocatori perfetti per il gioco di Gasp, ma non altrettanti ricambi adeguati. Eppure viaggia a mille anche senza Castagne e il Papu, due elementi portanti delle ultime stagioni, perché conta più il progetto degli interpreti. E allora forse più di tante altre cose diventa decisivo il tempismo, quello che ha permesso il ritorno di Pessina dal prestito al Verona, gigante decisivo nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro un Napoli smarrito, in affanno e con Gattuso sempre più in bilico.